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Servizio di Enzo Paudice @riproduzione riservata
Senza ombra di dubbio, il 99,9 per cento delle persone che possiedono un minimo di conoscenza musicale – non esclusivamente Rock – alla domanda su quale sia il concerto, il festival o la rassegna musicale più riuscita che conoscano, ti risponderà Woodstock. Molto meno sono invece coloro a conoscenza del fatto che l’invito a parteciparvi fu ugualmente inoltrato a gruppi e musicisti quali Beatles, Rolling Stones, Bob Dylan, The Doors, i quali, per ragioni differenti, declinarono. La mancata presenza di tali musicisti, non intaccò tuttavia lo spirito di amore e pace che contraddistinsero i tre giorni che cambiarono per sempre la storia della musica Rock. Woodstock fu un successo enorme. E, indipendente da come la si pensi in merito all’avvenimento, nessuno può negare che gran parte di quel successo sia da rintracciarsi principalmente nella condivisione, da parte di tutti i differenti partecipanti al Festival, dei valori di amore e pace di cui tale festival si faceva portatore.
Parlando di valori , si passa allora a Frosinone-Fiorentina, non senza tuttavia fare una piccola premessa. È passato poco più di un mese da quando l’allenatore della squadra meno amata da ogni tifoso viola, Massimiliano Allegri, ricordava con poco tatto a Bernadeschi di non essere più alla Fiorentina, dopo che il giocatore compromise una eventuale occasione da rete scegliendo una azione tutta personale. La frase è apparsa a tutti, o almeno per chi ama i colori viola, alquanto offensiva, sebbene – ed è giusto ricordarlo – l’allenatore di quella squadra si sia successivamente scusato, precisando che la sua intenzione non fosse minimamente quella di offendere la squadra Viola. Vedendo la partita con il Frosinone mi sento meno offeso da quella frase, in quanto la stessa, sebbene indelicata, sembra nascondere un fondo di verità. La partita con il Frosinone ha infatti confermato una sensazione che molti tifosi viola provano da anni, ovvero che la Fiorentina sia vista da molti come un semplice trampolino di lancio, una tappa intermedia per molti giocatori, così come per alcuni allenatori, nell’attesa di trovar miglior fortuna altrove. Ed è qui che ritorna la questione dei valori. Perché un tale atteggiamento nasce principalmente quando non sussiste una reale condivisione dei valori della squadra in cui si approda. L’atteggiamento pigro di alcuni giocatori, la svogliatezza con la quale sono stati sfruttate alcuni contropiedi o ancora l’egoismo di chi, alla ricerca di una piccola gloria personale, ha messo da parte quella del gruppo, non servendo un compagno ben piazzato, spinge a pensare che molti non abbiano, o forse non ancora, realmente sposato la causa Fiorentina.
Questo non può che far riflettere la Fiorentina, o meglio in Fiorentina. C’è bisogno di più gente che creda pienamente nella Viola, per quanto difficilmente la squadra giochi una finale Champions nei prossimi dieci anni. Poco importa se questa mentalità non porterà mai sulle sponde dell’Arno giocatori quali Neymar, Messi, Ronaldo o Griezmaan (gli attuali Beatles calcistici), il vero successo, come ci insegna l’esperienza Woodstock, risiede prima di tutto nella condivisione da parte di tutti degli stessi valori.
Stay Rock and Forza Viola
DA13
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