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Servizio di Pippo Trio
…Ed oggi come allora continuano a non capire di calcio, perché l’unica cosa che conta nel calcio è vincere, e sia Mazzarri, che Sarri non hanno mai vinto nulla, come le loro squadre che non riflettono altro che la loro mentalità, quella di due onesti operai della panchina, con tanti pregi e molti difetti, da eterni perdenti, perché sempre alla ricerca di alibi e pianti sia preventivi che post partita. Questi due allenatori, per il loro onesto lavoro, per l’intensità che danno alle loro squadre, incontrano l’ammirazione fra tanti addetti ai lavori, giornalisti ed opinionisti che quasi ne parlano da innamorati, alimentando mode e leggende sul loro conto che non esistono, in quanto il tutto non sfocia mai in un vero successo, ed è in questo caso che le frustrazioni opinionistiche hanno il sopravvento sulla capacità lucida di giudizio, al punto da scatenare inutili guerre sante fra opinionisti. Ricordo a tutti, senza volermi ancora inoltrare in inutili e oziose analisi tecniche, tattiche e psicologiche, che chi capisce di calcio avrà sempre l’umiltà di sottomettere le proprie opinioni al verdetto del campo, e questo nel caso di Sarri ha detto che ha fatto una intensa gavetta nelle serie minori, con alti e bassi, esoneri e dimissioni, per poi approdare in Serie A facendo quindicesimo ad Empoli e non vincere nemmeno il trofeo birra Moretti, ma dove grazie alla grandissima mediaticità che avvolge il campionato della massima serie, qualcuno ha voluto montare un mito sul nulla fino a fare di Sarri il guru del bel calcio, convincendo tutti in questo delirio generale diventato moda, che trattasi di un grande allenatore. I grandi allenatori sono quelli che vincono e non piangono, o se piangono, come Mourinho, però comunque vincono, ma piangere e perdere non potrà mai fare di un allenatore un grande allenatore. Un allenatore che non sa comunicare, che non sa gestire i momenti delle partite, le sostituzioni, che fa sempre le solite formazioni, che ottusamente fa sempre le stesse cose, che non sa fare mercato, che parla sempre di fatturato, che in conferenza stampa fa diventare tutte le squadre che incontra fortissime, che cerca sempre alibi, che raramente o quasi mai vince uno scontro decisivo, mettetevelo in testa, non sarà mai un grande allenatore, e non lo sarà a maggior ragione perché riesce a far giocare a memoria la sua squadra a cui fa ripetere ossessivamente certi movimenti, la qual cosa potrebbe pure essere un valore aggiunto ma non per questo bisogna pagare dazio sottraendo tanti altri valori in nome di un torello che spesso riesce bene e talvolta quando si dimentica la poesia a memoria diventa fatale, facendo perdere partite e occasioni irripetibili. Chi non capisce questo alimentando ancora una volta il mito inesistente di Sarri e il suo fantomatico bel gioco senza tenere conto dei verdetti del campo di cui pure la sua onesta carriera ne è costellata, significa voler sbattere con la testa nel muro per difendere le proprie ottuse opinioni . E al di là di colpe societarie oggettive, al netto di errori arbitrali, di vari complotti e congiure, perdere sei punti con l’Atalanta, 4 con Sassuolo e vari altri con squadre che di certo non sono il Real Madrid, e non accettare i verdetti del calcio facendo inutile vittimismo per salvare il mito creato, significa che questa non è materia di cui tutti possono averci a che fare…
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