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Se a mente fredda si analizza la gara tra grifoni e granata, esce quasi pazzo. Il match impostato dai due trainer, e’ stato quasi un duello tra due scacchisti di fama mondiale. Una sorta di partita a scacchi fra i campioni Kasparov vs Karpov sul manto erboso del Curi. Dove i protagonisti sono Menichini e Bisoli, con a disposizione 11 uomini, attuano mosse e contromosse. Alla fine per i granata,ne è uscito un pareggio che poteva essere qualcosa in più ma rappresenta comunque un piccolo passo. Menichini ha provato il colpo abbandonando il modulo che aveva contraddistinto le ultime apparizioni.Perugia in campo inizialmente con il ‘4-4-1-1′, mentre la Salernitana, un pò a sorpresa, accantona il ‘4-4-2′ e si affida al ‘5-3-2′. Bisoli ripropone Molina e Ardemagni, Menichini affianca Donnarumma a Bus, surroga Bagadur con Tuia, occupa le fasce con Ceccarelli e Franco e all’ultimo istante, causa infortunio di Terracciano, rispolvera Strakosha. Avvio ricco di motivazioni ed agonisticamente intenso da parte dei granata, i quali sviluppano un ‘5-3-2′ aggressivo con le mezz’ali pronte a scalare immediatamente sugli esterni avversari, per inibirne il giropalla, ed il resto della squadra a compattarsi alle spalle.Pertanto, interpretazione tattica basata sul pressing e non sul presidio ‘scolastico’ degli spazi. Ben presto, inoltre, si registra una superiorità numerica di Moro e compagni a metà campo, al cospetto della quale i ragazzi di Bisoli vanno in chiara difficoltà. La Salernitana, infatti, tampona e ha la possibilità di attaccare, quando il giropalla è preciso e lesto, tra le linee e lateralmente. Sviluppo reso possibile anche dal contributo fornito dai due centrali difensivi che agiscono ai lati di Bernardini, i quali si sganciano a turno consentendo agli esterni di giocare più alti e proporre una linea intermedia di cinque uomini contro la mediana a quattro perugina. Maggiore densità in mezzo al campo favorita anche dal lavoro effettuato dalle due punte, Donnarumma e Bus, che vengono spesso incontro oppure provano a trovare spazi sulle corsie esterne per favorire i movimenti all’interno del campo dei centrocampisti (soprattutto Zito). E’ la Salernitana a fare la gara, a dettare i tempi della contesa, mentre il Perugia prova a non disunirsi, contando sulla velocità di Aguirre e Guberti per ripartire e far male. Una superiorità che risulta però sostanzialmente sterile, perchè gli interpreti granata, soprattutto i cinque che compongono la seconda linea, hanno scarsi argomenti tecnici per approfittarne. Zito ha qualità e personalità ma appare arrugginito, macchinoso ed impreciso; Odjer e Moro svolgono diligentemente le funzioni di mediani d’interdizione ma non riescono a valicare l’ordinarietà in fase attiva; Ceccarelli e Franco faticano a guadagnare il fondo pe crossare palloni interessanti nei sedici metri umbri. Per far fruttare il predominio territoriale sarebbe necessaria maggiore qualità nella trequarti perugina, ma il pallone circola lento, la manovra è prevedibile ed il Perugia allora, pur soffrendo, regge con discreta tranquillità. Mancano alla Salernitana mezz’ali in grado di tentare l’uno contro uno, aggredire con qualità e chiarezza d’idee lo spazio per costringere la difesa locale a giocare più spesso con palla scoperta. In un paio di circostanze, ad esempio, Odjer riceve indisturbato il pallone ai trenta metri umbri, ma il ragazzo, gran corridore ed agonista, non possiede la capacità di puntare con decisione la porta avversaria per tentare il tiro oppure sprigionare l’estro necessario ad inventare il passaggio smarcante al compagno intento ad aggredire la profondità. La partita scorre abbastanza tranquilla per i granata, lasciando in chi assiste (di fede granata) la gradevole sensazione di poter puntare decisamente ai tre punti con l’ingresso in campo, a gara in corso, di alcuni elementi qualitativi seduti in panchina (Nalini, Gatto, Coda e Ronaldo). Donnarumma e Bus (meglio il secondo, ma al primo non manca l’impegno), privi del giusto supporto tecnico alle spalle, sono costretti a giocare solo sui classici ”palloni sporchi” che tanto agevolano il compito ai difensori. Ciò nonostante, gli attaccanti granata creano qualche grattacapo, sfiorando la marcatura in ben tre circostanze. Se fossero accompagnati da maggiore qualità sulle corsie esterne e all’altezza della trequarti, potrebbero tranquillamente prevalere sulla retroguardia di Bisoli. Ragionamenti ottimistici e di imminente prospettiva che vengono spazzati via, all’improvviso ed inaspettatamente, dall’ennesimo strafalcione difensivo di questa stagione. Guberti fila via a sinistra, scodella un buon pallone al centro dell’area granata dove Aguirre, approfittando della dormita di Franco (stringe troppo al centro) e della pessima copertura del palo più vicino operata da Strakosha, colpisce al volo di sinistro e porta in vantaggio i padroni di casa. A questo punto Bisoli, trovato il gol, ridisegna intelligentemente l’assetto tattico dei suoi, disponendo la squadra con un prudente ‘4-1-4-1′.Aguirre passa a destra in attacco, mentre Prcic si abbassa leggermente rispetto a Rizzo e Molina, il quale lascia la corsia di destra per vestire i panni di interno sinistro. Modulo con il quale il tecnico umbro riesce a coprire meglio il campo, presidiando le corsie esterne, ponendo un guardiano tra le linee, ed aggredendo i portatori di palla granata con le mezz’ali. Così disposto, il Perugia controlla con meno affanni la contesa, anche perchè la Salernitana, che intanto è passata al ‘4-4-2′, con Tuia e Ceccarelli sulla catena di destra, Franco e Zito su quella mancina, continua a palesare scarsa qualità tecnica e una certa incapacità ad articolare una proposta offensiva in grado di supportare gli attaccanti e sorprendere la fase difensiva dei biancorossi. Bus però sta bene, da solo riesce a tenere in apprensione Volta e compagni, sfiorando il bersaglio con un tiro dai diciotto metri, su ottima sponda aerea di Donnarumma, e vedendosi ribattere dallo stinco di Milos un tiro a colpo sicuro, dopo essersi liberato con una finta del diretto marcatore. Termina il primo tempo, con il Peruga immeritatamente in vantaggio, ed una Salernitana che dà la sensazione di poter mettere in seria difficoltà i rivali incrementando, grazie all’innesto di alcuni ‘panchinari’, il suo tasso tecnico e di imprevedibilità. La prima mossa è però di Bisoli che chiama in panca un Mancini un pò troppo acerbo, prima di collocare Rossi al fianco di Volta al centro della difesa ed il neo entrato Alhassan sulla fascia sinistra. Nelle fasi iniziali del secondo tempo registriamo un Franco abbastanza propositivo e ficcante sull’out mancino, deciso a sfruttare l’indolenza di Aguirre in fase di copertura. La Salernitana sa perfettamente che non può lasciare il ‘Curi’ con una nuova sconfitta, ed allora profonde impegno e generosità massimali. Ma i granata faticano a costruire azioni importanti: troppo ordinario e scontato il tentativo di far gioco sviluppato da una linea mediana priva di idee ed iniziative efficaci. Menichini comprende allora che è arrivato il momento di tentare il tutto per tutto, aumentando il tasso tecnico ed offensivo della squadra, nella speranza di costruire sulle corsie laterali il necessario supporto di qualità ed estro ai due attaccanti centrali. Dentro Nalini e Gatto, rispettivamente al posto di Tuia e Zito, con Ceccarelli riportato al suo ruolo di esterno basso di destra.Chiaro lo scopo: esercitare una pressione costante, attaccando con continuità, qualità tecnica e gamba sulle fasce, per sfiancare un Perugia ancora stanco dopo la faticaccia di Cagliari e sfruttare la parità numerica in avanti contro la retroguardia biancorossa.A partire da questo momento in campo c’è solo una squadra, la Salernitana, con il Perugia che assume il ruolo di stremato sparring partner. I granata condurranno ininterrottamente le danze per una ventina di minuti, fino al’ingresso in campo di Zapata, che aiuterà i compagni a respirare un pò grazie alla vivacità atletica messa al servizio delle sue ripartenze. La Salernitana attacca a testa bassa, partecipa con sei uomini alla ricerca del pari, ossia i quattro calciatori delle due catene laterali e i due attaccanti (con Coda che prende il posto di Donnarumma nel quarto finale di match). Continuano però a mancare serenità e concretezza, con Nalini che sfonda spesso a destra, sbagliando però un gol ed un paio di cross da ottima posizione, e Gatto che alterna sgroppate potenzialmente dirompenti a strafalcioni caratterizzati da velleitari dribbling e assenza di lucidità. Una pressione caotica e costante, rispetto alla quale il Perugia, quasi sulle gambe, può contrapporre solo impegno e desiderio di resistere. Fin quando arriva il puntuale inserimento esterno di Moro, il cui cross viene ingenuamente sporcato dal braccio di Milos. Dal dischetto Coda è freddissimo e non perdona.Con l’ingresso in campo di Zapata, il finale di gara diventa più equilibrato, pur registrando ancora una Salernitana volitiva e meno stanca rispetto all’avversario. Ardemagni non sfrutta però a dovere un paio di palloni assai interessanti. Per i granata, il grosso rammarico è nella coda illusoria del match, quando Franco realizza di testa il gol vittoria sugli sviluppi di una punizione laterale; il direttore di gara però annulla giustamente la rete, valutando in fuorigioco la posizione del laterale mancino.
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