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Il ciclone che doveva abbattersi su di lui, era li. Mancava poco ed avrebbe investito l’Arechi, e chissà se lo avrebbe portato via. Noi azzardiamo che forse l’ombra di Liverani, già iniziava a manifestarsi per i corridoi del principe degli stadi. Quasi all’ultimo respiro di un match a cardiopalma, ci ha pensato la zampata del leone – il suo fedelissimo Joseph Minala – a salvare capra e cavoli. Torna parzialmente il sereno in casa granata dopo il pareggio in rimonta col Pescara. Il risultato non descrive appieno l’andamento di un match di cui l’undici di Zeman è stato per larghi tratti padrone assoluto. Alberto Bollini si prende il punto, consapevole che c’è tanto da migliorare. Soprattutto sul piano tattico: “La partita l’avevamo preparata esattamente come giocato nei primi 15 minuti. Volevamo tanta densità a centrocampo, ma con 30 gradi la velocità dei giovani del Pescara ha fatto la differenza. Nel primo quarto d’ora abbiamo avuto due grandissime occasioni, abbiamo preso un gol e subito il contraccolpo psicologico. Da quel momento abbiamo fatto fatica a riprendere il gioco. Nel secondo tempo un altro episodio ha spostato gli equilibri morali ovvero il palo interno di Sprocati, una vera beffa. Sembrava lo stesso film di Carpi, dopo lo 0-2 sembrava la fine della partita. Siamo rimasti compatti ed abbiamo avuto coraggio. Dopo l’1-2 abbiamo giocato all’arrembaggio, pareggiando e rischiando il rigore. In ripartenza quattro contro tre l’arbitro ha chiamato la fine. C’è il rimpianto di aver giocato bene solo per un quarto d’ora, il rimpianto è quello di non aver palleggiato, ma oggi l’aggettivo da sottolineare è carattere. Mi complimento anche con chi non ha giocato perché ha fatto gruppo. Siamo riusciti a tamponare l’attacco più forte del campionato, il pareggio fa morale. La formazione iniziale? Vedo l’allenamento quotidiano, sugli attaccanti esterni non abbiamo giocatori pronti per 90 minuti. Alex ne aveva 45 e ha dato tutto, quando avremo la migliore condizione faremo giocare chi sta meglio. Io faccio il mio mestiere con partecipazione, coraggio, lealtà. La parola paura per il sottoscritto non esiste, non devo chiarire nulla coi presidenti”. Se in campo può dare l’impressione di essere confuso, quando si presenta in sala stampa ha le idee fin troppo chiare, e le cose non le manda a dire.
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