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Servizio di Valerio Lauri @RIPRODUZIONE RISERVATA
Serviva la vittoria. Una vittoria convincente, di quelle che non lasciano spazio a ulteriori polemiche. Invece, per il Milan, è arrivata la beffa, consumatasi nei minuti di recupero. Peggio di così, c’è solo da dare uno sguardo alla classifica, impietosa e sincera, che relega i rossoneri in decima posizione. Sette sono i punti che separano la banda di Inzaghi dall’Europa, obiettivo ormai massimo, ma comunque difficile. Inzaghi, appunto. SuperPippo non può più essere difeso, i numeri parlano chiaro: 35 punti in 26 partite significano una media di 1,35 punti a partita. In prospettiva, se il Milan continuasse con questo passo, potrebbe finire la stagione a 51 punti e, definirlo un fallimento, sarebbe anche generoso.
La situazione attuale del Milan è esattamente quella che è andata in scena sabato, a San Siro. Contro un Verona da minimo sindacale, i rossoneri hanno mostrato i soliti limiti e la solita mancanza di qualità. Pronti via e la difesa ha messo in mostra la scarsa amalgama. E come potrebbe essere altrimenti? Le combinazione dei quattro nella linea arretrata sono state molteplici e varie durante la stagione, ma il risultato è stato sempre lo stesso. Sicurezza praticamente nulla, se non fosse per il granitico Diego Lopez e per il suo degno sostituto Abbiati. Mettici un Muntari tanto grintoso quanto ingenuo, che, invece di portare l’avversario sul fondo, lo atterra in area. Toni non può far altro che ringraziare e realizzare il suo undicesimo centro, con un delizioso cucchiaio dal dischetto. La nota positiva è stata la reazione, quanto meno di orgoglio del ‘Diavolo’, firmata principalmente Mexes. Sì, non c’è errore di battitura, stavolta a togliere le castagne dal fuoco non è stato il trottolino Menèz, bensì il centrale al rientro. Migliore in campo dei suoi, il biondo transalpino si è guadagnato il rigore, anticipando e facendosi sgambettare da un ingenuo Jankovic. Rigore trasformato, poi, (stavolta sì, intendiamo lui) da Menèz, con una botta centrale. Nella ripresa, la firma del sorpasso rossonero sull’Hellas è venuta proprio da Mexès, che dopo una mischia, da posizione defilata, ha infilato la palla nell’unico varco possibile tra difensori e palo. Dopo il 2-1 subito, il Verona si è sgonfiato e ha quasi smesso di giocare, salvo poi ringalluzzirsi nel finale. Gli uomini di Inzaghi sono calati alla distanza, mettendo in mostra le solite pecche. Non bastasse, è arrivato il solito cambio conservativo di Inzaghi. Così come contro il Torino, quando Menez fu rilevato da Alex, stavolta Pippo ha deciso in maniera malsana di rinunciare a tenere alta la squadra, sostituendo Pazzini con Bocchetti. Ed è bastata una sponda di Juanito Gomez, una diagonale troppo stretta di Bocchetti (proprio lui) e la freddezza di Nico Lopez a regalare il pareggio ai veronesi. Sì, proprio Nico Lopez, ‘el Conejo’ che aveva già fermato sul pari l’Inter, ha stoppato anche i rossoneri.
Poteva essere l’epilogo infelice del matrimonio strappa-abbonamenti tra la vecchia gloria rossonera della Curva Sud e l’ormai ex squadra più titolata al mondo. E, invece, proprio nella giornata di ieri, si è avuto il rinnovo di fiducia della dirigenza (l’ennesimo) a SuperPippo. “Avanti con Pippo” è diventato un mantra stantio e i tifosi hanno già cominciato a rumoreggiare da parecchio. La stagione è ormai compromessa, ma bisognerebbe rendersi conto che è arrivato il momento di salvare il salvabile. Con uno di quei “cambi conservativi”, uno di quelli alla Pippo.
Twitter: @Val_CohenLauri
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