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Servizio di Maurizio Longhi – Vice Direttore FBW @riproduzione riservata
“Fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce”, una frase che può essere quasi un motto professionale per Vincenzo Gaudino, operaio forestale della città metropolitana di Napoli. La tutela dell’ambiente è un tema che non può lasciarlo indifferente, una sensibilità che dal lavoro può portare nel tifo, in questo caso nell’ambiente che ruota intorno al suo amato Portici. È uno di quei tifosi che parlerebbe degli azzurri h 24, anche sui social si leggono spesso i suoi post di incoraggiamento prima delle partite, come se sentisse il dovere di farlo, come se rientrasse tra i suoi compiti di tifoso. Anche quando viveva a Boscoreale, non mancava mai alle partite, ora, invece, abitando a Torre del Greco, raggiunge lo stadio a piedi anche se rinuncerebbe volentieri a questa comodità pur di rivedere il Portici giocare al “San Ciro”, nella sua casa, nel suo tempio. Non se ne può più di continuare a girovagare, il popolo porticese è stanco, come Vincenzo Gaudino, il nuovo ospite di questa rubrica che dà spazio ai tifosi, a quelli che da anni amano il Portici seguendolo con un grande trasporto emotivo.
Dal “nostro” operaio forestale ci facciamo raccontare la genesi della sua passione porticese: “Erano gli inizi degli anni ’80, frequentavo la prima media e andai a vedere una partita del Portici con mio fratello, da quel giorno è sbocciato un amore e non l’ho più abbandonato. Prima di un campionato, avevo 14 anni se la memoria non mi inganna, regalavano una tessera gratuita a tutti i ragazzi, bisognava recarsi nella sede di via Libertà e consegnare i propri dati personali e una fototessera cosicché si entrava in possesso di questa card che permetteva l’accesso gratuito allo stadio. Una iniziativa straordinaria, che mi avvicinò ulteriormente alla squadra, sono più di trent’anni che seguo il Portici e non ho proprio intenzione di smettere”. Nonostante la ultra-trentennale esperienza da tifoso del 1906, la partita che non dimenticherà mai è molto recente, parliamo di una sfida epica, di quelle per le quali ci si sente ancora orgogliosi di poter dire “io c’ero”. Perché si è assistito a qualcosa di irripetibile lì a Teggiano e Vincenzo Gaudino ci racconta dettagli interessanti: “Una partita che resterà nella storia, ci giocavano il salto di categoria ma sembrava tutto sfumato quando il Portici si ritrovò sotto di due gol. C’era un tifoso, il mio caro amico Amedeo Di Foggia, che ci credeva ancora, e anch’io fui pervaso dal suo ottimismo e, nonostante l’inferiorità numerica, riuscimmo a pareggiare. Ma anche quel risultato ci avrebbe penalizzato al termine dei supplementari, avevamo bisogno di un altro gol, altrimenti sarebbe stato vanificato anche lo sforzo di pervenire al pari dopo i due gol di svantaggio. Noi ci credevamo, il presidente, Ciro Incoronato, urlò il suo fatidico “oraaaa” e segnammo il terzo gol proprio allo scadere. Fu apoteosi, ci sembrava tutto così bello e surreale allo stesso tempo. Una emozione unica. Le altre gare molto sentite sono state sempre quelli con l’Ercolano e il Portici New Line, due derby, il primo è quello per antonomasia, contro i cugini granata, il secondo rappresentava una stracittadina, aggiudicarsela era motivo di grande soddisfazione”.
I derby sono state tante battaglie, alcune gloriose altre meno, come succede a tutti coloro nati per lottare. Ma quella di Teggiano è la partita che si è ritagliata un posto speciale nel cuore di Vincenzo Gaudino, come se quelle sensazioni albergassero ancora dentro di lui, ma c’è anche una partita che gli fa ricordare dei tempi un po’ bui anche se il retroscena iniziale è molto curioso: “Era una trasferta a San Giorgio. Dal settore locale cantavano: “San Giorgio, San Giorgio…”, noi rispondevamo intonando: “San Ciro, San Ciro…”. Purtroppo era un periodo di forte contestazione al Portici di Fratellanza, tutti pensavano che la squadra non sarebbe scesa in campo pur essendo presente al campo. Così, ci recammo dalle parti degli spogliatoi per chiedere, anche con toni forti, di disputare la partita e così la squadra scese in campo. La mia sensazione è che, senza il nostro intervento, quel Portici avrebbe perso la partita a tavolino, ormai si era creata una frattura insanabile tra tifoseria e dirigenza”. Abbiamo rimembrato le sfide del passato, ora quando gli chiediamo i calciatori che più l’hanno fatto sognare, la macchina del tempo va più indietro negli anni: “Impossibile non pensare alle punizioni capolavoro di Ciccio Foggia, l’istinto del bomber di Gennaro Astarita, poi ricordo la storica coppia d’attacco Sibilla-Cardone e al coro: “Cu’ Sibilla e Cardone, tenimm nu’ squadrone”. Tempi indimenticabili”. Dal passato bisogna sempre ritornare al presente. Giusto esprimersi anche sul Portici attuale, perché la storia, per quanto sia bello riviverla attraverso i ricordi, va sempre avanti. La squadra di mister Borrelli punta alla promozione in D, il rendimento non è ancora continuo ma siamo appena alla quinta giornata, Vincenzo Gaudino è fiducioso ma argomenta il suo pensiero: “La squadra mi piace, siamo forti, abbiamo acquistato dei fuoriclasse per la categoria, però, ho notato che c’è una differenza a livello di tenuta atletica tra primo e secondo tempo. Per questo, ritengo che bisogna centellinare meglio le energie visto che in questa doppia sfida con l’Isola di Procida, in campionato siamo venuti fuori nel secondo tempo, mentre in coppa siamo stati più tonici nel primo tempo perdendo brillantezza nella ripresa. Il mio pensiero sugli under, poi, è che nonostante i nostri siano affidabili, ritengo che, una squadra che voglia vincere il campionato, debba dotarsi di un estremo difensore esperto e scafato, ma questo è un mio pensiero personale”. Ma a chi si occupa di ambiente, come si può non chiedere cosa pensi della città di Portici e cosa gli piaccia di più? Ecco la risposta di Vincenzo Gaudino: “Nonostante la lontananza, visto che ho abitato più di dieci anni a Boscoreale, venivo almeno due volte alla settimana a Portici, città che sento mia e che mi ricorda anche l’infanzia. Ora, con il trasferimento a Torre del Greco, è come se sentissi più vicino l’aria di casa. Sul piano della vivibilità, Portici è una cittadina di qualità, nella mia gioventù frequentavo molto il Museo di Pietrarsa, Villa Savonarola e il bosco quando era ancora fruibile alla cittadinanza”.
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