14 Marzo 2025
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Paganese, squadra che diverte e si diverte: Foggia ridimensionato

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La fotografia della prestazione da mille e una notte sfornata dalla Paganese contro il Foggia sta tutta nelle parole pronunciate a fine gara dal direttore sportivo rossonero, Giuseppe Di Bari: “E’ un punto importante ottenuto contro una squadra che darà fastidio a tutti, per cui non bisogna fare drammi”. Un cliché replicato qualche minuto dopo anche dal tecnico Giovanni Stroppa. Parole che, sebbene abbiano fatto infuriare il popolo dauno di Facebook, impietoso nei propri commenti del dopo partita, tutto sommato hanno focalizzato semplicemente l’attenzione sulla qualità superiore della performance azzurrostellata. Certo, la popolarità di Di Bari in città è oramai ai minimi storici nonostante la sua storica foggianità. La tifoseria, in larga parte, addebita a lui le cause della separazione con Roberto De Zerbi, amato alla follia e ancora oggi rimpianto e venerato come una figura mitologica. Recriminazioni che travolgono a cascata il povero Stroppa, additato dalla piazza come un erede maligno dell’attuale trainer del Palermo. Turbolenze comprensibili in un ambiente divorato psicologicamente dalla finalissima persa col Pisa che ha fatto evaporare il sogno della B. Ma forse eccessive per una squadra che, pur avendo raccolto tre pareggi nelle ultime tre uscite, continua ad essere a ridosso della Juve Stabia in un girone dove non c’è ancora qualcuno che ha già preparato la classica fuga per la vittoria. Non è esagerato, comunque, affermare che la Paganese abbia confezionato domenica pomeriggio la migliore esibizione di questo biennio targato Grassadonia. Chiunque si fosse accostato ad una partita di calcio per la prima volta, non conoscendo numeri e classifica, avrebbe probabilmente invertito ruoli e competenze delle due squadre, spacciando magari la Paganese per la blasonata e il Foggia per quella più proletaria. Una partita esaltante, quella azzurrostellata, per qualità di gioco, fame agonistica, palle-gol prodotte e lucidità dei singoli, oltre che per una tenuta fisica mantenuta in maniera soddisfacente sulla lunga distanza. Alla fine del primo tempo era forte il timore che gli azzurrostellati, come spesso avviene in questi casi, potessero pagare dazio nella ripresa non replicando la stessa intensità dei primi 45′. Paura infondata, perché la Paganese ha continuato a dominare in lungo e in largo riducendo i dauni ai minimi termini e portando a casa un punto che alla fine dei giochi grida ancora vendetta. Il Foggia è durato praticamente una quindicina di minuti, quando ha provato a manovrare alla sua maniera trovando anche il vantaggio con una invenzione di Sarno, favorito tuttavia da una disattenzione fatale di Marruocco. Da quel momento in campo c’è stata solo la Paganese. Due pali, qualche miracolo di Guarna, un po’ di leggerezza in fase di finalizzazione e, finalmente, il gol liberatorio di Camilleri. Tutto ciò, sia chiaro, soltanto nel primo tempo. Il Foggia non ha mai tradito nelle uscite e nel palleggio dal basso, va detto. Ma è stato assai ingenuo nel perdere spesso palla tra la mediana e gli ultimi 20 metri, lasciando una quantità impressionante di ripartenze alla Paganese. La squadra di Grassadonia, si sa, non è abituata concettualmente a specchiarsi con gli avversari, ma ha una sua identità di gioco ed è capace di imporre sempre le proprie idee ai rivali di turno. Tuttavia, anche per le caratteristiche di alcuni singoli, gli azzurrostellati sanno esaltarsi negli spazi, nei break improvvisi e nel raggiungimento fulmineo della profondità. Ed è questo aspetto che ha spostato gli equilibri della sfida a favore dei padroni di casa. E’ stata una Paganese, insomma, che si è divertita e ha divertito. Il primo punto è stato rimarcato con un certo compiacimento proprio da Grassadonia in sala stampa. Il secondo è emerso dalla tensione emotiva con la quale il pubblico del Torre ha accompagnato i propri beniamini nel corso di questa contesa. Un trasporto come non si vedeva da tempo e che, specie nella ripresa, ha raggiunto picchi inimmaginabili di entusiasmo collettivo diventando vera e propria ipnosi perpetua. Segno di una squadra che riusciva a trascinare i propri tifosi con la forza della rabbia e la capacità di proporre spettacolo puro. Il Foggia, sorpreso dalla furia azzurrostellata, ha potuto fare ben poco, se non procurarsi un rigore nell’unica, vera intuizione della ripresa. Troppo veloce Sarno per Pestrin, troppo orgoglioso e bicefalo Marruocco per non riscattarsi face to face con Letizia sul dischetto. Sarebbe stato troppo per la Paganese, che ancora può recriminare per un gol annullato nel secondo tempo ad un incontenibile Reginaldo (presunta carica su Guarna, ma anche le immagini lasciano parecchi dubbi). E pensare che mancava anche Deli, con Iunco ancora ai box. Pur puntando sul 4-4-1-1, proprio in considerazione dell’assenza del gioiello romano, Grassadonia non ha voluto rinunciare all’ampiezza che comunque gli garantiscono gli esterni nel 4-3-3. Scegliendo, quindi, Celiento e Cicerelli sulle fasce e proponendo in ogni caso Herrera alle spalle di Reginaldo. Esperimento audace ma che ha funzionato, nonostante il piccolo cambio strategico rispetto alla vittoriosa partita col Taranto. Paganese, quindi, che ha ingranato la marcia dopo le difficoltà iniziali. A Foggia, invece, troppi fantasmi del passato incombono a giorni alterni in una piazza esigente e ancora scottata, rischiando di mettere a repentaglio una stagione intera. Intoppi che vanno rimossi perché solo l’unione di tutte le componenti potrà alimentare di nuovo il sogno. Di seguito i tre Top azzurrostellati.

CICERELLI – Impossibile contenerlo quando parte palla al piede. L’ex Aversa Normanna inventa a piacimento, conclude in più di una occasione, accelera appena ne intravede la possibilità e seduce il pubblico con i suoi numeri. Davvero una delle sue migliori prestazioni in maglia azzurrostellata. Per Angelo, terzino destro nella difesa a quattro di Stroppa, sarà un incubo continuo.

CAMILLERI – E’ al suo secondo gol stagionale, dopo l’inutile centro con la Juve Stabia. E, col passare del tempo, si capisce perché da un bel po’ per Grassadonia sia un perno intoccabile. Al di là dei suoi inserimenti velenosi che garantiscono reti e (in questo caso) punti, la difesa si sta giovando di questo elemento di provata esperienza e affidabilità. Che non fallisce mai una prestazione.

HERRERA – Il panamense cresce sempre di più ed è oramai un titolare nello scacchiere di Grassadonia. Fa le prove del gol con una inzuccata che finisce fuori di un soffio poi timbra sul palo il calcio franco che sarà ribadito in rete da Camilleri. Che giochi da interno o più centrale dietro l’attaccante, poco cambia per lui che deve essere sempre attento e puntuale anche in fase passiva. Circostanza che, però, non gli impedisce di rendersi pericoloso negli ultimi 16 metri. Deve solo trovare il gol. Ma prima o poi arriverà.

Stefano Sica
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Giornalista pubblicista e' uno dei fondatori di Footballweb

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