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Provare ad alzare l’asticella. Questo l’obiettivo della Paganese per la prossima stagione dopo un’annata da favola, la migliore (numeri alla mano) di tutta la gestione Raffaele Trapani insieme a quella targata 2012/13. E forse occorre partire proprio da qui per analizzare il fenomeno azzurrostellato, ovvero da colui che, da tifoso e innamorato della Paganese, ha reso grande la sua creatura fino a portarla a tagliare il traguardo dell’accesso alla Tim Cup. Una soddisfazione che premia organizzazione, managerialità e oculatezza di questa società di cui Trapani è dominus indiscusso dal lontano 2003. Il segreto: non fare mai il passo più lungo della gamba, ancorare questa realtà ad un calcio professionistico e togliersi se possibile qualche sfizio. E’ così che, al netto dei club rappresentanti i cinque capoluoghi di provincia, la Paganese oggi è leader incontrastata nel panorama del calcio campano. Un mosaico perfetto che parte dal vertice fino ad arrivare al contributo fondamentale del dg Filippo Raiola e alla professionalità dell’ufficio stampa diretto da Lorenzo Ansaldi. Le persone giuste al posto giusto, insomma. Perché la Paganese è innanzutitto una famiglia, che ha fondato i suoi successi sul rapporto fiduciario tra tutti gli attori in gioco. Sul campo, non si può che attribuire a Gianluca Grassadonia il merito principale di questa cavalcata. Il trainer salernitano, che tornava a Pagani dopo la promozione in Prima Divisione del 2012 e il nono posto dell’anno successivo, è riuscito a trasferire alla squadra bel gioco, anima e identità. Partendo dalla base tattica del 4-3-3, spesso modificata in partita secondo l’occorrenza, ma poche volte messa da parte, a bocce ferme, a beneficio del 3-5-2. Ma, soprattutto, il suo apporto sta nella valorizzazione di diversi giovani di belle speranze sbarcati a Pagani, e che oggi possono rappresentare un tesoretto da cui ripartire anche nella prossima stagione. Su tutti, l’esterno sinistro classe ’95 Giovanni Della Corte. Un gioiello che nasce come mezz’ala ma che Grassadonia è stato capace di rigenerare a nuova vita come terzino, con ottimi riscontri. Stesso dicasi per il ’94 Ravy Tsouka Dozi, cresciuto a dismisura nel corso degli ultimi mesi e oggi in grado di interpretare il doppio compito di terzino destro e centrale. E come dimenticare Evan Cunzi, che la punta centrale non l’aveva mai fatta in carriera ma che, in questa posizione, ha sfornato prestazioni esaltanti e anche qualche gol, sebbene dovesse puntualmente assolvere precise disposizioni tattiche anche in fase di non possesso. Anche senza un attaccante centrale di peso e di ruolo, la Paganese ha trovato una sua fisionomia in fase offensiva. Ha divertito e messo spesso sotto gli avversari di turno, trovando poi la quadra nel pacchetto arretrato con l’arrivo a gennaio di Ciro Sirignano in coppia con un altro mostro sacro come Bocchetti. Peccato solo per la sicura partenza di Giuseppe Caccavallo, che in azzurrostellato ha vissuto certamente la migliore annata della sua carriera, con 15 timbri. Andrà in B il talento di Pianura, come è giusto che sia. Perché, in Lega Pro, la volontà di rivestire questa maglia non sarebbe affatto venuta meno. Da stabilire solo chi sarà il prossimo responsabile dell’area tecnica. Il desiderio è chiaro: “promuovere” Antonio Bocchetti nel ruolo. Deciderà il difensore napoletano che fare del suo futuro. La tentazione di non abbandonare l’arena è tuttavia forte, il fisico è integro come la voglia di continuare a fare da chioccia ai più giovani. Si vedrà più avanti. Ma la Paganese, comunque, ha gettato già da tempo i semi per un avvenire ancora più ambizioso e duraturo. Partendo dalla conferma di Grassadonia e di alcuni elementi cardine come Cunzi e Carcione. Bisognerà solo raccogliere, ma le idee sono chiare. E di questi tempi non è poco.
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