Views: 1
La terza vittoria consecutiva del Napoli. Sicuramente si è usciti dalla foschia di una crisi che destava allarme e scalpore, i risultati iniziano ad arrivare, ma alcune pecche sembrano essersi sedimentate. Come quelle difensive, clamoroso lo svarione che ha permesso a Quagliarella di ritrovarsi tutto solo davanti a Rafael, freddandolo con una magia balistica da applausi. Non si può attuare la tattica del fuorigioco in modo così approssimativo, ci si espone a rischi grandissimi e, infatti, è stata spianata la strada al Toro. L’approccio alla partita non è stato dei migliori, ma lo schiaffo è come se avesse scosso il Napoli. Dopo alcuni minuti di choc, sono stati rinchiusi i granata nella propria metà campo costruendo tantissime azioni gol. Clamorose quelle fallite da Insigne e Higuain, ma era soprattutto il folletto napoletano a mangiarsi di più le mani visto il suo rapporto d’amore-odio con il pubblico. La tensione si tagliava a fette, la palla sembrava stregata, Gillet era un gatto e le prendeva tutte, davvero non si sapeva a quale santo votarsi. Il primo tempo si è chiuso con i fischi del San Paolo, non si accettava il fatto di soccombere in casa anche contro il Torino, il fattore interno rischiava di diventare una maledizione. Invece, nella ripresa è sceso in campo un Napoli ancora più arrembante, con gli uomini di Ventura letteralmente in ginocchio, a ripristinare la parità è stato proprio il tanto vituperato Insigne, peraltro di testa. Non era un momento facile per lui, infatti, è stata commovente la sua esultanza: a soffrire sono state le sue corde vocali perché ha urlato tutto ciò che aveva dentro, e cosa doveva avere! Come se non credesse ai suoi occhi, dopo aver urlato, gli sono uscite le lacrime e le ha nascoste tra le braccia e le maglie dei suoi compagni di squadra che, comprendendo il suo stato emotivo, lo hanno sommerso d’affetto. L’1-1 non poteva bastare e il Napoli era ormai galvanizzato, mentre il Torino, chissà forse prosciugato dallo sforzo per battere il Copenaghen giovedì sera, non ne aveva più. Così gli azzurri hanno pigiato sull’acceleratore e ancora Insigne, ormai ispirato, ha servito a Callejon un pallone delizioso che lo spagnolo ha trasformato in rete. Grande l’esultanza anche di Calleti, la cui media gol è sempre più impressionante: non sembra deflagrante come lo scorso anno, ma ad uno che segna quattro gol in sei partite, non si può appuntare quasi niente. Ciò che suscita perplessità di questo Napoli è la mancanza di ferocia che serviva per mettere il match in cassaforte, sul 2-1 bisognava spegnere qualsiasi velleità granata, invece, abbassando il baricentro, non si è fatto altro che dare l’iniziativa agli avversari che, nel finale, hanno sfiorato il pari. Sarebbe stato atroce visto che, mai come stavolta, sulla vittoria non c’è proprio nulla da dire. Come se gli azzurri convivessero ancora con una serie di ansie e paure, la difesa balla ogni qualvolta viene attaccata, possibile che non si riescano a trovare gli accorgimenti adatti? È un problema tattico o di qualità dei singoli? Non è possibile rischiare di subire gol ad ogni azione avversaria, la rabbia è che c’era tutto il tempo per porre rimedio, dato che è un problema ereditato dalla passione stagione, invece, eccolo ripresentarsi ad ogni partita. A farne le spese è stata soprattutto la credibilità di questa squadra che, con una fase difensiva così carente, sarà destinata a limitare qualsiasi slancio in termini di ambizioni. Sicuramente si sono registrati dei passi avanti, non può essere altrimenti dopo una settimana in cui sono arrivate tre vittorie, ora la sosta per riposarsi e preparare nel migliore dei modi la trasferta in casa di un’Inter in crisi. Servirà convinzione, fiducia e personalità per non dare vigore ai nerazzurri, una grande squadra è quella che non si accontenta mai e scende in campo con una fame inesauribile.
Lascia un commento