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Non è la prima volta che il Napoli di Ancelotti si rende protagonista di prestazioni non all’altezza dei soliti rendimenti. Chi ha sostenuto, e sostiene che il Napoli sia da finale di Europa League e che sia all’altezza dell’Arsenal, squadra londinese avversaria ai quarti, è costretto a fare dietro front a causa di partite tatticamente e fisicamente più che discutibili. È da un po’ di tempo che c’è chi giustifica certe prestazioni degli uomini di Ancelotti tirando in ballo la netta distanza matematica che separa gli azzurri dalla Juventus di Allegri e le mancanze di motivazioni. I bianconeri si sono resi protagonisti di un campionato, Genova a parte, su cui hanno messo le mani fin da subito senza enormi difficoltà e con largo anticipo. D’altronde ciò che ha sempre distinto Juve e Napoli, forza economica esclusa, è stata ed è la mentalità. Il motto della società di Agnelli è stato da sempre vincere, in qualsiasi modo. È proprio questo l’ultimo passo che manca al Napoli per poter quanto meno impensierire chi ormai siede saldamente sul trono della serie A. Una squadra vincente, una squadra che vuole a tutti i costi portare a casa sempre e solo i 3 punti, non si nasconde dietro alibi quali la mancanza di motivazione, la mancanza di affluenza allo stadio, la precedenza all’Europa League e via dicendo. Ancelotti, da signor allenatore quale è, si è sempre assunto tutte le proprie responsabilità, ma bisogna certamente tener conto che passare da un 1-4 contro la Roma ad un 2-1 in casa dell’Empoli, non è certamente positivo, ma anzi situazione che desta più di una preoccupazione. Così riaffiorano alla mente i vari pareggi contro Chievo, Fiorentina, Torino, Milan, Roma nonché la doppia sconfitta con la Juve, contro la Sampdoria, contro l’Inter, gli innumerevoli passi falsi cioè commessi dagli azzurri. Quelli che col senno del poi pesano, e non poco, sui conti di fine campionato. Il primo anno di Ancelotti, fin qui resta un’incognita: l’Europa League, che manca in Italia dalla stagione ’98-’99, quando il Parma di Malesani fu artefice di uno straordinario Doble, collezionando Coppa Italia e Coppa Uefa, è una competizione non paragonabile alla Champions League, ma con comunque un certo prestigio. Questo è il motivo per cui merita di essere affrontata con un approccio e con una mentalità totalmente diversi rispetto a quelli fatti vedere dal Napoli nella gara al Castellani. E malgrado ci sia chi sostenga che ogni partita fa storia a sé, è anche vero che solo la voglia di imporsi costantemente e in qualsiasi match può trascinare una squadra verso grandi traguardi e regalare ai tifosi grandi soddisfazioni. Che il Napoli impari dalla Juventus, che quanto a mentalità vincente ne ha da vendere. Che la mancanza di motivazioni non sia un alibi e che gli azzurri possano rialzare la china apprendendo quelle idee che fanno grandi una squadra e assumendo pian piano e nelle dosi giuste quella mentalità che ti permette di competere ad alti livelli, di mettere in difficoltà chi ti è davanti ormai da troppo tempo e di porre fine allo stradominio di chi, a parte lo scorso anno, causa rivoluzione sarrista, non ha quasi mai dovuto preoccuparsi di qualcuno pronto a mettergli i bastoni fra le ruote.
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