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Servizio di Valerio Lauri ©riproduzione riservata
Obiettivo: concretezza. Vincenzo Montella ha fatto della qualità uno stile di gioco, da calciatore e da allenatore, ma, alle prime parole ufficiali da allenatore rossonero, rivela un’insospettabile pragmatismo. L’aeroplanino, a cui toccherà scortare il Milan nel tentativo di ritorno nel calcio che conta, parla chiaro e senza fronzoli, dichiarazioni realistiche e che non sottendono nessuno slogan per i tifosi. “Non è accettabile che il Milan sia fuori dalle coppe europee già da tre anni. L’obiettivo primario della prossima stagione sarà sicuramente riportare il Milan in Europa.”
La scelta di puntare sul tecnico ex Fiorentina è stata accolta in maniera piuttosto tiepida da parte dei tifosi, eppure il nome ha dimostrato di essere sinonimo di qualità e bel “giuoco”. Tuttavia, probabilmente, gli affari societari e la cessione, che ormai sembra prossima, della proprietà ai cinesi hanno un po’ oscurato il tutto. Eppure Vincenzino è uno di quegli allenatori inseguiti da tanti che, fosse approdato in una piazza messa meglio (il periodo storico rossonero è uno dei più bassi), avrebbe fatto sicuramente gridare al grande ingaggio. A proposito di ingaggio, percepirà 2,3 milioni annui per due anni che, raffrontati ai quattro del pari-grado interista Mancini, sembrano un’ottima cosa. A Catania ha dato modo di farsi conoscere, a Firenze ha regalato momenti importanti e ha innestato una filosofia di gioco che Sousa ha poi implementato, regalando alla Fiesole per tre quarti di campionato il calcio più bello del campionato (secondo solo al Napoli di Sarri, forse). Per quanto riguarda l’esperienza a Genova con la Sampdoria, gli vanno concesse tutte le attenuanti del caso. E’ entrato in corsa sulla panchina blucerchiata, prendendo in mano la creatura che fu di Zenga (non certo Guardiola) e provando a darle un minimo di senso tecnico-tattico. Il risultato non è stato certamente positivo e, probabilmente, col senno di poi, lo stesso Montella non avrà benedetto la scelta di subentrare.
Adesso, a 42 anni e con un certa esperienza maturata, la grande occasione si chiama Milan. Se ne fosse parlato qualche anno fa, avrebbe avuto di certo maggiore vetrina, ma chissà che i riflettori spenti non diano modo al tecnico di Castello di Cisterna di lavorare con maggiore serenità. “Sono molto felice di essere qui. Sento grande energia e responsabilità, sono entusiasta e concentrato sul lavoro.” Parole di circostanza, ma non troppo. Il primo ostacolo da evitare, in quanto a pressione, è certamente quello di soffermarsi a commentare il calciomercato, in quel convulso tourbillon estivo di voci che si rincorrono. Ecco perchè Montella glissa subito a una domanda su Borja Valero: “Non ho chiamato Borja Valero, è solo un pettegolezzo. Vanno scelti giocatori funzionali al progetto, se poi conoscono già il mio modo di lavorare e il mio gioco tanto meglio. Dobbiamo portare avanti un’idea che è stata sposata da me e dal Milan. Per fare ciò servono giocatori funzionali, io ovviamente darò delle indicazioni”. E le indicazioni, al momento, sembrano portare ad un giocatore per reparto. Dopo l’acquisto di Lapadula, gli occhi per l’attacco sono tutti puntati sul giovane Marko Pjaca, talento croato che Galliani sembra sul punto di portare a Milano, per una cifra vicina ai 25 milioni. Servirà sicuramente anche un innesto in difesa, dove Romagnoli ha bisogno di un partner di sicuro affidamento. Mateo Musacchio sembra il profilo adatto, ma portarlo via al Villarreal sarà tutt’altro che semplice. Ovviamente, il fulcro del mercato sarà il centrocampo, dove, accantonata l’ipotesi Borja Valero per la scarsa realizzabilità, il nome che affascina è certamente Marco Verratti. L’operazione ha un costo elevato, ma potrebbe rientrare nel budget messo a disposizione dalla nuova proprietà cinese e preteso da Berlusconi negli accordi.
Spazio ai nuovi, ma occhio attento ai calciatori già in rosa, per Montella: “Noi abbiamo fretta, dobbiamo conoscerci in fretta con la squadra. Se il Milan non va da tre anni nelle coppe qualcosa non va. Qualcosa da mettere a posto c’è e dovrò farlo nel migliore dei modi. Un nome ve lo faccio: Niang mi piace molto e mi piacerà capirlo a fondo perché sono convinto che potrà dare di più. Lapadula ha dimostrato di avere fame, Luiz Adriano è altruista, Bacca è un finalizzatore e ha molto mercato… Ma fondamentali sono le motivazioni.”
Non è certo il coraggio che manca a Montella, che chiude con una battuta: “Mihajlovic disse che a questa squadra serve un esorcista? Eccomi. Scherzo, punto tutto sul lavoro, mi piacciono le sfide e questa è grandissima, sono convinto di poterla vincere tutti insieme.” La Montella da scalare è impervia, ma non gli fa paura, a quanto pare.
Twitter: @Val_CohenLauri
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