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Servizio di Valerio Lauri ©riproduzione riservata
Rivoluzione milanista. Chi se lo sarebbe aspettato che questi valorosi dodici (al massimo 13 o 14, vista la rosa corta) uomini, con al comando il generale Montella, dopo quattordici giornate, fossero ancora lì a lottare per il golpe di Serie A? Ironia a parte, il Milan continua a stupire per la compattezza e l’ultima gara con l’Empoli ne è una prova lampante. Anche al Castellani sono emersi gli evidenti limiti della rosa rossonera, eppure quella combriccola l’ha sfangata ancora. E’ arrivata addirittura una vittoria con quattro reti che i tifosi milanisti non vedevano da un anno. Per vivere un successo con tre gol di scarto bisogna portare la memoria addirittura al 31 gennaio 2016, quando il derby del famoso palo di Icardi regalo un sonante 3-0 al Milan.
Ecco, forse stavolta la delusione del pari in extremis subito nel derby è servita. Almeno nella sostanza. Perchè il primo tempo di Empoli è una fotografia fedele dei difetti di questi giovanotti baldanzosi (età media di 23.6, “nonostante” i 30enni Abate e Mati Fernandez) in maglia rossonera. La cronica voglia di complicarsi la vita porta spesso a cercare rischiosi passaggi arretrati per il povero Donnarumma che coi piedi non è certo Maradona. Addirittura l’ostinazione di giocare la palla anche quando balla a pochi passi dalla porta con un Empoli feroce nel pressing mette spesso nei guai la classe milanista.
ESULI MILANISTI – Fortuna vuole che uno degli ex della gara, Massimo Maccarone, non sia nella sua miglior giornata e grazi parecchie volte la porta difesa da SuperGigio. Come accade, in effetti, poco prima del gol del vantaggio di Lapadula, quando l’esperto attaccante si divora la chance di portare i suoi in vantaggio. Oppure nel finale, quando ormai la sconfitta è acquisita e si può solo indorare la pillola, con un colpo di testa che non gratifica gli sforzi di Big Mac, andandosi ad appoggiare sulla traversa. L’altro ex di giornata nelle file toscane, invece, come spesso accade contro i rossoneri, sfodera una prestazione eccezionale. Si tratta di quel Saponara, trequartista incompreso, che ogni qual volta si ritrova di fronte il Milan non perde occasione per segnare. Il forlivese è una vera spina nel fianco per Montella, costantemente tra le linee ad infilarsi alle spalle di Locatelli. Il diciottenne centrocampista del Milan non ha la stessa intensità difensiva che garantiva il tanto vilipeso Montolivo e si vede. Nasce così il gol del pari momentaneo. Una leggerezza imperdonabile di De Sciglio sulla sinistra, un’uscita avventata di Donnarumma e Saponara si lancia con cattiveria a firmare il pareggio. Prendere gol dal peggiore attacco d’Europa, che non segnava in casa da più di due mesi (col Crotone l’ultimo gol), concedendo 9 tiri ai toscani nella prima frazione (record stagionale per gli uomini di Martusciello) non deve essere stato proprio gratificante, ecco. Per fortuna, almeno, si è riuscito ad arginare il subentrante Gilardino, che in fatto di gol segnati al Milan ha una bella tradizione.
GUERRIGLIA LAPASUSISTA – In un Milan sempre più italiano, con sette bandierine tricolore nell’undici iniziale, tre dei quattro gol conoscono l’idioma spagnolo. Suso, in barba ai soliti deliri di Berlusconi che lo vorrebbe seconda punta, da esterno continua ad essere decisivo. Anche al Castellani entra in tre delle quattro reti. Nella prima, fornisce un’assist perfetto all’altezza del dischetto per Lapadula. Nella seconda, riceve da Abate il servizio che gli consente di firmare la sua quarta rete in campionato. Infine, nella quarta, è lui a servire a Lapadula la possibilità di ubriacare Costa per il giubilo rossonero. Fatta salva l’autorete di Costa sul tiro-cross di Bonaventura, lo spagnolo è entrato in tutte e sette le ultime marcature del Milan, con 4 gol e 3 assist. E se non è un valore aggiunto questo… A proposito di valori aggiunti, Lapadula continua nella sua opera di conquista di un posto da titolare. La lotta è dura e non gli fa paura, vi partecipa con le unghie e con i denti sin dal primo minuto concessogli dal non morbidissimo Montella. Si fionda famelico sul gol del vantaggio, propizia l’azione che porta all’1-2, si costruisce l’1-4 puntando Costa e mettendolo a sedere. Ma l’italo-peruviano è molto di più: è lavoro per la squadra, è pressing sui difensori, è amore per la maglia, in un magic moment che non accenna a finire.
COLOMBIA INGRATA – Ad onor del vero, a concedere le chance a Lapadula, è stato anche l’infortunio di Bacca. Il colombiano, fermato nel derby da un guaio muscolare, ha accettato di buon grado l’infortunio. Non solo, ne ha approfittato per risparmiarsi la vittoria dei suoi compagni e per volare “un attimo” al Sànchez-Pizjuàn, dove è stato avvistato in tribuna in occasione di Siviglia-Valencia (terminata sul 2-1 per gli andalusi). Un amore mai sopito, quello per il più antico clube de Espana, che rischia clamorosamente di risbocciare a gennaio. Non è, infatti, un mistero che Bacca senta stretta la maglia rossonera: le continue bizze e la mancanza di sacrificio lo rendono un oggetto estraneo al Milan operaio. I tifosi rossoneri, alla luce del piccolo tradimento di sabato, non si dispererebbero più di tanto se il sacrificato del mercato invernale dovesse essere proprio lui. Soprattutto se il closing dovesse slittare, il bisogno di moneta sonante con cui puntellare la rosa, potrebbe portare il colombiano ‘ingrato’ lontano da Milano, sponda Parigi (dove lo attende Emery) o proprio Siviglia. Con un Lapadula così, chi si strapperebbe i capelli per l’addio?
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