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Intervista di Maurizio Longhi
È un giornalista noto, navigato e stimato. Imperdibili i suoi editoriali, sia quelli della domenica sera su Canale 21 in occasione di “Campania Sport”, trasmissione da lui ideata e condotta, e sia quelli che firma e pubblica su RispettaloSport.it. Per chi non l’avesse capito, stiamo parlando di Umberto Chiariello, da sempre attento osservatore delle vicende del Napoli e, quando ce n’è bisogno, non lesina stoccate, anche a tinte forti. Nel suo programma, c’è anche spazio per i ragazzini delle scuole calcio, ai quali rivolge spesso domande divertenti per un bellissimo momento in cui il professionismo si unisce alla purezza di bambini all’inseguimento dei loro sogni. Con Chiariello facciamo il punto sulla situazione del Napoli dopo il misero bottino di tre punti conquistati nelle ultime quattro partite. Dopo la scintillante settimana pre-sosta, pareva che Juve e Roma dovessero fare i conti con il ritorno in grande stile degli uomini di Benitez che, però, hanno subito dato segnali di resa. Questo il parere dell’esperto collega: “Il punto di svolta è arrivato con l’infortunio di Insigne in un momento in cui lo scugnizzo di Frattamaggiore stava rappresentando la vera marcia in più. Allora, partendo da lontano, bisogna sottolineare il pessimo avvio di stagione del Napoli su cui ha pesato tantissimo la sconfitta di Bilbao che ha comportato la defenestrazione dalla Champions. Ritrovarsi fuori dalla prestigiosa competizione europea ha inciso sia sul morale di Benitez che su quello dei top player, ai quali è venuta a mancare la grande vetrina personale. La squadra poi, riavutasi dallo choc, è cresciuta e ha iniziato a macinare punti e a fornire buone prestazioni che hanno portato a vittorie convincenti come quelle contro Torino e Verona, mentre altre, mi riferisco soprattutto alle trasferte di Milano e Bergamo, sono sfumate per le solite insipienze difensive. Quella crescita è culminata con i sontuosi successi contro Roma e Fiorentina. Se poi vogliamo guardare al di là della crescita azzurra, secondo il mio punto di vista, è stata favorita dall’esplosione di due giocatori come Higuain e Insigne. L’argentino ha ritrovato la sua vena realizzativa, mentre il napoletano quella verve e quell’effervescenza di cui è dotato. Così il Napoli ha ripreso convinzione ed entusiasmo, tant’è che molti parlavano di un gioco a tre per lo scudetto, vedendo gli azzurri nuovamente competitivi per tenere testa a Roma e Juventus. Il pari con il Cagliari, però, è stata una mazzata psicologica ed è sfumato qualsiasi sogno di gloria. La frenata interna con i sardi ha minato qualche certezza e si è andati in confusione, a partire dall’allenatore”.
Contro il Cagliari è stata dilapidata un’altra vittoria che andava solo blindata, poi con la Samp il tonfo è stato evitato allo scadere, con l’Empoli in casa, due guizzi estemporanei, hanno salvato un risultato che vedeva gli azzurri soccombere in malo modo. Fino alla pessima prova contro il Milan: “In questo momento c’è un giocatore più in forma degli altri ed è Duvan Zapata, il quale andava schierato anche a San Siro contro il Milan. Poi come si fa a non capire che, con questo modulo, Higuain è un pesce fuori d’acqua senza i rifornimenti di Insigne? La difesa è abbandonata a se stessa con un centrocampo incapace di fare filtro e privo di qualità. So che Benitez è oltranzista a livello tattico e non cambierà mai il suo credo ma, per come la vedo io, occorrerebbe uno schema ad “albero di Natale” con Callejon e Higuain dietro Duvan Zapata. Un 4-3-2-1 per capirci, farei arretrare Hamsik in mediana, insieme ad Inler e Gargano. Poi correggerei la difesa con Henrique terzino destro, non riesco a capire come mai non venga più riproposoto dopo che lo scorso anno si è disimpegnato molto bene e, scalando con le diagonali, avrebbe le mansioni di un centrale”. E’ stato toccato il tasto Hamsik. È imbarazzante l’involuzione dello slovacco, chiediamo a Chiarello la natura di questa parabola discendente secondo il suo punto di vista: “Il modulo incide ma ancora di più il sistema di gioco. In una squadra dove si gioca a due tocchi in orizzontale, va in difficoltà anche perché, uno con le sue caratteristiche, non riesce ad esprimersi benissimo giocando spalle alla porta. Questo modulo prevede che il trequartista abbia i compiti di una seconda punta, e lo slovacco non è quel tipo di giocatore, lui è un centrocampista centrale come Lampard e Gerrard, lo si snatura collocandolo in quella posizione. Poi ci si è messo anche l’infortunio che, soprattutto all’inizio, lo rendeva timoroso e, il fatto che non riuscisse a giocare con la stessa disinvoltura di prima, ne ha incrinato il morale. Se aggiungiamo che puntualmente viene sostituito, l’ha fatto sentire uno dei tanti, e non essendo lui di un temperamento particolarmente forte, si è un po’ perso. Ma l’ultima gestione non ha fatto altro che sbalestrarlo ulteriormente: Benitez, prima della gara contro lo Slovan Bratislava, ha detto che avrebbe schierato lui e altri dieci. La risposta sul campo è stata positiva visto che lo slovacco è andato anche in gol, tenerlo in panchina in una gara delicata come quella di Milano, è stata quasi una presa in giro per uno che, tra l’altro, è anche il capitano”. All’orizzonte c’è una sfida-chiave: il 22 dicembre ci si contende la Supercoppa con la Juventus. È in palio, comunque, un trofeo, anche se questo Napoli non sembra proprio in condizione di affrontare un simile impegno. Cosa potrà succedere in quel di Doha? “Prima di tutto, mi auguro che il Napoli riesca almeno a battere il Parma in casa, questa squadra ci ha abituato a tutto. La situazione è incandescente perché ci sono stati anche i primi segnali di insofferenza del presidente che, per alcuni aspetti, ha delegittimato il tecnico optando per il ritiro. Ora il vero spartiacque della stagione è la Supercoppa Italiana: qualora si dovesse fornire la grande prestazione, anche non vincendo, si potrebbe andare avanti così. Ma se la Juventus si imporrà contro un piccolo Napoli, allora prevedo una notte di lunghi coltelli. In quel caso, il presidente avrebbe l’impellenza di intervenire per porre rimedio ad una deriva ineluttabile”. Chiariello è uno che non le manda a dire. E, in vista della prossima stagione, auspica una rivoluzione copernicana tra epurazioni e investimenti: “Siccome penso che qualcuno abbia già le valigie pronte, attratto da altre sirene, penso più a Callejon che a Higuain che, tutto sommato, sta bene a Napoli, non disdegnerei soluzioni drastiche. Alla fine, credo che Benitez non rinnoverà e, fossi in De Laurentiis, bloccherei Montella, farei partire tutto il blocco spagnolo, big compresi, e inizierei un processo di italianizzazione. Rinforzerei la squadra andando a prendere Immobile e Verratti che era stato bloccato dalla società prima che Mazzarri ponesse il veto al suo passaggio in azzurro. Aggiungo ulteriori elementi a supporto del mio ragionamento: sulla base anche della riforma che impone di dare maggiore spazio agli italiani, ritengo che i nostri migliori giovani in circolazione siano quattro: Perin, Verratti, Insigne e Gabbiadini. Su quest’ultimo, plaudo alla società per aver messo a segno un colpo così importante su cui avevo già posto le attenzioni anni fa, be’ già avere due dei migliori giovani italiani sui quattro da me citati, è un buon punto di partenza”.
Chiaro come il giornalista televisivo non sia entusiasta del lavoro di Rafa Benitez sulla panchina azzurra: “Resto della mia posizione molto critica nei suoi confronti, pur avendo stima della persona, perbene ed educata. Ma non posso non muovere rilievi constatando l’inapplicabilità del suo 4-2-3-1, questo Napoli non ha le caratteristiche per un simile assetto tattico. Non ci sono i giocatori adatti, specialmente a centrocampo dove manca tutto, il migliore è Gargano. Poi è anche vero che il materiale a disposizione lascia a desiderare. Ritengo che la vera delusione sia Albiol che, lo scorso anno, ha fatto bene solo all’inizio, poi il migliore è stato senza dubbio Fernandez, uno che non mi ha mai entusiasmato. Puntare su Koulibaly non è stato male ma, una volta ceduto il centrale argentino, occorreva un altro innesto per non catapultare il francese subito nella mischia, peraltro al suo debutto nel campionato italiano. Ecco come una buona intuizione sia diventata una mossa sbagliata”. La stagione del Napoli è stata sicuramente viziata dall’estromissione dalla Champions per mano di una squadra come l’Athletic Bilbao che, in base al rendimento tenuto sia in Europa che in Liga, ha dimostrato di non essere così irresistibile. Ma ci facciamo dire quanto abbia inciso il fatto di essersi ritrovati fuori da quella competizione con i relativi mal di pancia della tifoseria: “La notte di Bilbao ha quasi incenerito l’autostima della squadra, creando malumori soprattutto tra chi voleva la Champions a tutti i costi per accreditarsi agli occhi dei top club europei. Poi ha depauperato il mercato del Napoli bloccando l’arrivo di un giocatore importante perché, solo in caso di qualificazione, De Laurentiis sarebbe stato disposto ad investire gli introiti derivanti dalla competizione. Il mancato accesso ai gironi, ha fatto sì che ci si liberasse in fretta e furia di due ingaggi pesanti come quelli di Dzemaili e Pandev e, non potendo più arrivare a Gonalons e Kramer, i cui contratti erano già pronti ma mancava la volontà dei diretti interessati, si è stati costretti a ripiegare sulle terze scelte”. La chiusura la lasciamo ad un concetto che, ahinoi, è strettamente attuale: preme l’interrogativo secondo cui Benitez, dopo un anno e mezzo di tempo, non sia riuscito a trovare il giusto equilibro ad un Napoli che denuncia gli stessi problemi dello scorso campionato: difesa troppo perforabile e incapacità di imporsi contro le medio-piccole. Perché i disagi si sono addirittura accentuati? “Innanzitutto perché Benitez non è Conte e mi spiego meglio: lo spagnolo non è un martello come l’attuale Ct della Nazionale Italiana. C’è questo alla base della discrasia tra il Napoli bello e abbagliante che, da un anno e mezzo, abbiamo visto nei grandi appuntamenti e quello scialbo e spento che vediamo quando l’appeal dell’avversario non è elevato. Allora, il Napoli non è una squadra in grado di vincere in modo normale, questo è l’aspetto più preoccupante. Abbiamo avuto modo di notare come sia in grado di ruggire contro tutte, ma ci riesce se ha controllo ed intensità. Due caratteristiche fondamentali per Benitez, il controllo per avere maggiore possesso palla, l’intensità è intesa come rabbia agonistica, furore, aggressività, poco spazio tra i reparti. Quando vengono a mancare, ecco che viene fuori il Napoli che stiamo vedendo nelle ultime uscite, una squadra che gioca a ritmi bassi, con azioni orizzontali soporifere e pericolose e con ampi spazi tra un reparto e l’altro che favoriscono gli inserimenti degli avversari. Paradossalmente, lascerei più libertà alla squadra alla viglia dei grandi appuntamenti per tenerla sulla corda prima di affrontare le medio-piccole, tanto ormai abbiamo capito che c’è gente che si impegna solo quando c’è la vetrina grossa”.
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