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L’ultimo saluto a Pelè martedì nello stadio storico del Santos
21 Aprile 2025
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L’ultimo saluto a Pelè martedì nello stadio storico del Santos

L’ultimo saluto a Pelè martedì nello stadio storico del Santos

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«Sono pronto a giocare novanta minuti e pure i supplementari». Era il settembre del 2021, aveva appena lasciato la terapia intensiva dell’ospedale Albert Einstein di San Paolo dopo l’intervento per la rimozione di un tumore al colon. La situazione risultava però già grave. Lo sapevano tutti, lo sapeva lui. Ma anche quella volta Pelé aveva fatto Pelé, caricandosi la squadra sulle spalle, col suo inimitabile sorriso, autentico e infinito, cercando di rassicurare il mondo intero, in ansia per le sue condizioni di salute.
Aveva concluso il messaggio agli 8 milioni di tifosi su Instagram scrivendo tre semplici parole: «Amore, amore e amore!». Questo era Edson Arantes do Nascimento. E questo sarà sempre.
O Rei non ce l’ha fatta. L’aveva promesso: la partita sarebbe stata lunga e non si sarebbe arreso neanche al 90’. Così è stato. La sua sfida si è conclusa quindici mesi dopo quel primo intervento. Ha combattuto fino all’ultimo, come ha sempre fatto in vita sua, sul campo di calcio e fuori. Troppo forte però stavolta l’avversario. Eppure non ha smesso un minuto di lottare, di crederci, di giocare la sua partita, assicura chi gli sta vicino.
Negli scorsi mesi era stato sottoposto all’ennesimo ciclo di chemioterapia e fin da subito le indiscrezioni filtrate dall’ospedale avevano lasciato poche speranze. Secondo diversi media brasiliani, la situazione negli ultimi tempi era peggiorata, col cancro che si era esteso ad altri organi. Si sono poi aggiunte complicazioni renali e cardiache. S’è capito che non c’era più nulla da fare quando nei giorni scorsi i figli lo hanno raggiunto all’ospedale per l’ultimo saluto, quando hanno capito che il padre non sarebbe più tornato a casa.
Pelé non si è mai arreso. Debilitato ormai da anni, anche per via di un serio problema all’anca che ne condizionava i movimenti e che lo costringeva a usare il bastone per muoversi. Ha affrontato il suo calvario con la stessa forza e la stessa tenacia che aveva sul campo e che gli hanno permesso di vincere tre Mondiali, 1958, 1962 e 1970, unico calciatore della storia a riuscirci. Di segnare oltre 1281 gol in 1363 partite fra Santos, New York Cosmos e Brasile. Di diventare calciatore del Secolo per la Fifa, per il Comitato Olimpico Internazionale e per l’International Federation of Football History & Statistics, nonché Pallone d’oro del secolo, unico giocatore al mondo.
Talento precocissimo, come forse mai più se ne vedranno. A 16 anni era divenuto il capocannoniere del Campionato Paulista, un anno dopo era in Nazionale, a 17 e 249 giorni vinceva il suo primo Mondiale. Mai più nessuno come lui. Dopo la vittoria del Mondiale messicano del 1970, con quel 4-1 in finale contro l’Italia di Mazzola e Rivera, il Sunday Times titolò a tutta pagina: «How do you spell Pelé? G-O-D». «Come si scrive Pelé? D-I-O».
Mille successi, mille premi. Ma la sua vita stessa è stata molto più di questo. Innanzi tutto è stata un messaggio di speranza per molti. «Il più grande successo della mia vita non sono state le coppe o le medaglie, ma sapere di aver aiutato tanti ragazzi di strada che guardandomi hanno capito che lottando si può arrivare ovunque, perché nulla è impossibile se lo vuoi davvero» disse nel suo ultimo indimenticabile viaggio a Milano, nel maggio del 2016.
A gennaio era morta a 91 anni Elza Soares, leggenda della musica brasiliana. Bellissimo il messaggio dedicatole da Pelè: «Un mito della nostra musica. Storica, genuina, unica e ineguagliabile. Oggi ci lascia, ma nel cuore sarà sempre eterna». Condividevano le medesime origini, la stessa straordinaria parabola esistenziale: cresciuti nelle favelas, arrivati in cima al mondo. Una delle canzoni più belle della Soarez, «Somos Todos Iguais», Siamo tutti uguali, dice: «L’uomo muore, il fiore muore/ Figlia non essere triste».
Impossibile, O Rei. La partita è finita, ora siamo più soli. Ma resterai. Obrigado.
(La veglia funebre sarà lunedì 2 gennaio a Vila Belmiro, lo storico stadio del Santos dove la leggenda del calcio brasiliano ha giocato per la maggior parte della sua carriera sportiva).

Fonte: corriere.it

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