
Views: 6
La cosa più sorprendente è scoprire che anche i grandi uomini, quelli che hanno fatto la storia, sia in senso positivo che negativo (come nel nostro caso), quelli che, soprattutto nei decenni dei totalitarismi, hanno determinato lo scorrere della storia, ebbene che anche questi uomini sono stati tifosi di calcio. Nessuno si senta toccato nel suo intimo, ma è cosa “scientificamente” provata che il tifo per una squadra di calcio, o di qualsiasi altro sport, muove delle corde dell’animo presenti in tutti noi, buoni e cattivi. Alcuni di voi, alla fine di questo articolo, potrebbero sentirsi turbati, ma tranquilli; bisogna pensare che il calcio, come lo sport in generale, può davvero essere una cosa tanto forte da abbattere persino le barriere della storia. Non bisogna essere professori di Oxford per attribuire la parola dittatore ai tre che nel XX secolo ne hanno incarnato al meglio l’essenza. Mussolini, Hitler, Stalin, quando non muovevano le pedine dei loro carri armati in miniatura sulle cartine d’Europa (quando andava bene e non pensavano invece a sterminare le vite di milioni di persone) trovavano pure il tempo di regalarsi del tempo per la loro squadra del cuore. Cominciando da casa nostra, si discute, soprattutto nella capitale, se Mussolini fosse della Roma o della Lazio. Si sa, o meglio si racconta, che i figli del duce fossero laziali convinti; ma il duce, secondo i bene informati e secondo alcune fonti, sarebbe stato tifoso del… Bologna, la squadra che, ai tempi, andava per la maggiore. “La squadra che tremare il mondo fa!” era il motto che accompagnava i rossoblu all’epoca. Bologna squadra simpatica ai piani alti, visto che lo stesso Leandro Arpinati, fascista sansepolcrista, molto attivo nel campo sportivo, padre spirituale della Serie A a girone unico, presidente della FIGC e quindi del CONI, era un attivo sostenitore dei rossoblu bolognesi e protagonista anche di risse da stadio. Ma la sicurezza certa su quale fosse la squadre del duce resterà forse per sempre una chimera. Come se ci fosse o no il suo zampino dietro lo scudetto della Roma del ’42. Certo è che Mussolini, appassionato di sport quali il pugilato, l’automobilismo, la scherma, capì la forza trainante del calcio usandolo come strumento di aggregazione territoriale e veicolo di consenso nazionale. Non a caso due dei cinque titoli mondiali dell’Italia sono arrivati proprio in epoca fascista.
Non era da meno un altro “simpaticone” come Hitler; il fuhrer si diceva fosse un accanito tifoso (anche se si guardò bene dallo sbandierarlo troppo ai quattro venti) dello Schalke 04. La cosa è talmente radicata nel pensiero che ancora oggi quando lo Schalke 04, squadra di Gelsenkirchen, gioca contro squadre dalla tifoseria schierata a sinistra, come il Mainz 05 o il St. Pauli, non di rado accadono disordini. Vera o no che fosse la preferenza verso i biancoblu, fatto sta che la squadra vinse ben sei campionati negli anni bui del nazismo. Stalin invece di calcio non ne voleva proprio sapere; lui, venuto dai campi desolati della Georgia, proprio non trovava interesse in questo gioco. Fino a quando i fratelli Starostin, fondatori dello Spartak Mosca, squadra degli operai, convinsero i vertici del partito a organizzare una partita nella Piazza Rossa tra due selezioni di giocatori della squadra biancorossa. Stalin ne rimase piacevolmente catturato tanto da restare sempre fedele ai colori della squadra degli operai di Mosca. L’amore di Francisco Franco per il Real Madrid, all’epoca semplicemente Madrid visto che la famiglia reale venne cacciata dal paese è cosa risaputa; fortunati i blancos visto che alla caduta del caudillo i sovrani non appena risiedutisi sui loro troni rifecero proprio il Madrid tornato a fregiarsi dell’appellativo di Real. Con buona pace dell’Atletico e degli acerrimi rivali di Barcellona.
Arrivando ai giorni nostri è sicuramente la Premier League il campionato che attira i peggiori ceffi del pianeta; beh, il peso dell’essere il campionato più bello, e trasmesso, al mondo!
Gheddafi, pur avendo un figlio che “giocava” (consentiteci le virgolette) nel Perugia del desaparecidos Luciano Gaucci, e pur sponsorizzando la Juventus di Moggi, Giraudo e Bettega, aveva una passione per il Liverpool. Come facciamo a dirlo? Non lo diciamo in realtà, ma lo supponiamo: nel suo nascondiglio infatti è stata ritrovata, tra le altre cose, una tazza recante colori e stemma dei Reds. Secondo il Sun, che qualche tempo fa ne fece un articolo, addirittura Osama Bin Laden avrebbe avuto una simpatia per l’Arsenal. Si potrebbe continuare per ore, citando ad esempio la “Tigre” Arkan che comprò l’Obilic squadra di Belgrado fino ad allora vissuta nell’eterna ombra di Stella Rossa e Partizan, facendola arrivare addirittura in Champions League alla metà degli anni Novanta. Ma forse è meglio fermarsi qui!
Lascia un commento