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Servizio di Maurizio Longhi @riproduzione riservata
Era il 29 agosto 1971, per il Sorrento si realizzava un sogno: sfidare il Napoli al San Paolo. Era iniziata la Coppa Italia, la squadra costiera aveva già realizzato il sogno di approdare in serie B e, a pochi mesi di distanza dal campionato vinto, poteva misurarsi addirittura contro la squadra partenopea. In quella giornata, l’Inter, seppur priva di un leader come Mazzola, travolgeva la Reggina con un super Boninsegna, autore di un poker, la Juventus di Causio, Anastasi, Bettega impattava in casa del Bari, il Milan di Nereo Rocco si imponeva di misura nel derby con il Monza grazie a Prati e, nel sentitissimo derby capitolino, la Lazio tornava ad aggiudicarselo dopo sei anni con un gol di Chinaglia infliggendo un grande dispiacere alla Roma allenata dal Mago Herrera. Era un altro calcio, che adesso un po’ si rimpiange, ogni partita aveva un’aura leggendaria, certe cose si capiscono solo con il tempo.
Anche rileggere quelle cronache, immaginare in campo quei campioni, la maggior parte dei quali adesso sono opinionisti o commentatori tecnici e altri purtroppo ci hanno lasciato, fa venire la voglia a chi non ha vissuto quegli anni di fermare il tempo e immergervisi per respirare un altro tipo di calcio, quando al centro c’era la passione e non le televisioni. Quel Sorrento di patron Achille Lauro si presentò al San Paolo spavaldo e disinvolto. Il Napoli di Chiappella voleva liquidare la pratica schierando la migliore formazione e tutti i suoi calibri pesanti a partire da Zoff tra i pali, i vari Montefusco, Improta “Il Baronetto di Posillipo”, i brasiliani Sormani e Altafini. Mancava capitan Juliano all’appello, alle prese con un braccio di ferro con la società per questioni contrattuali.
In quella partita Altafini si ritrovò ingabbiato dall’asfissiante marcatura di Bruscolotti, che poteva essere considerato il leader di quel Sorrento. Gli uomini di mister D’Alessio tenevano benissimo il campo, non c’era traccia di timore reverenziale, anche se fu il Napoli a sfiorare il vantaggio con un lampo di Improta, solo il palo salvò la porta difesa da Gridelli. Il Sorrento si rese pericoloso con una sortita di Bozza, sul quale fu prodigioso Zoff con un intervento dei suoi. Ma, al 43’, quando ormai ci si avviava all’intervallo, ancora Bozza si avventò su una palla e, da posizione defilata, giustiziò Zoff facendo cadere il gelo sul San Paolo. Sorrento clamorosamente in vantaggio. Nella ripresa il Napoli sostituì Sormani, non al top della condizione, con Abbondanza, si voleva evitare il tonfo tra le proprie mura, ma fu addirittura il Sorrento a sfiorare il raddoppio con un doppio palo colpito da Nando Scarpa. Passavano i minuti ma il Napoli non riusciva a trovare il bandolo della matassa, i costieri si difendevano con ordine e sagacia tattica riuscendo anche a soffrire in alcune circostanze fino al triplice fischio dell’arbitro.
Ebbrezza per il Sorrento, una impresa che sarebbe entrata nella storia del glorioso club di provincia, un territorio famoso più per delle bellezze tali da ispirare i migliori artisti che per risultati sportivi. La piccola realtà di provincia che, in una notte di fine estate, emerse dal proprio microcosmo per andare a conquistare la metropoli. A distanza di tanti anni, ricordando quella partita, Zoff esprime il suo rammarico: “Provai una grande delusione quella sera, avrei voluto giocare nel Sorrento. Perdemmo meritatamente perché non scendemmo in campo con la giusta determinazione. Sbagliammo l’approccio, il Sorrento era più pimpante, vivace e soprattutto più motivato, nel calcio succede che gli avversari ti puniscano come successe quella sera. Non avemmo la giusta reazione per rimediare, da parte nostra c’era la voglia di vincere ma fu una partita strana, pagammo una condizione precaria e il sacro fuoco da cui erano animati i giocatori costieri”.
Il giorno dopo, i quotidiani non furono teneri con la squadra partenopea, Il Mattino aprì la pagina sportiva con un titolo molto forte: “Il Sorrento mortifica il Napoli”. Fu una vera impresa, anche considerando che quel Napoli disputò un ottimo campionato chiudendolo sull’ultimo gradino del podio alle spalle delle due milanesi, mentre il Sorrento, che giocò al San Paolo le gare casalinghe, lasciò dopo solo un anno la cadetteria. Quella fu la tipica notte da scolpire ad imperitura memoria, la notte che nessun sorrentino potrà mai dimenticare e che ricorderà come tra le più belle. Ci sono momenti in cui ci si guarda intorno e tutto sembra perfetto. Per arrivare a Napoli da Sorrento bastano 50’ di Circumvesuviana, quella notte del 1971 bastarono 43’ a Paolino Bozza per la corsa più bella ed emozionante sul binario di un sogno.
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