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Nel 1924 nasceva la Proletárskaya Kúznitsa, la Forza Proletaria. Dodici anni dopo, diventerà Torpedo Mosca. La meno glamour delle cinque sorelle di Mosca. Ma che ai tempi dell’Unione Sovietica, del calcio degli anni Trenta, vedeva il suo blasone inferiore solo a Spartak e Dinamo, sue eterne nemiche.
La Forza Proletaria cambiava nome quando viene acquistata da un’impresa statale del settore automobilistico, la Zil, che si occupava della fabbricazione di camion. Ma le vittorie, anche in campo internazionale, arrivarono solo dopo il secondo conflitto mondiale. Anche perché negli anni Cinquanta l’Urss tiro’ fuori una straordinaria nidiata di giovani campioni. Per la sfida – spalleggiata dal Pcus – del pallone dell’Est alle potenze occidentali. E la spina dorsale della allora Cccp (vincitrice degli Europei 1960, finalista quattro anni dopo e quarta ai Mondiali 1966) veniva proprio dalla Torpedo. Dal capitano della Nazionale Valerij Voronin, al regista di origini georgiane Slava Metreveli, alla velocissima ala destra con il gol nel sangue, Valentin Ivanov. E soprattutto, dal leggendario Eduard Streltsov, il “Pelé bianco” celebrato in molti libri, una carriera da fenomeno scolorita per cinque anni in un gulag con un’accusa ingiusta, si dice motivata per aver rifiutato il trasferimento al Cska Mosca. Di Streltsov che promettiamo che ve ne parleremo anche a parte, a detta di molti è ritenuto, assieme a Lev Jascin, il più forte calciatore russo di tutti i tempi. E che se avessero avuto l’opportunità di misurarsi nei campionati occidentali, avrebbero potuto regalare spettacolo e vincere trofei che contavano realmente, non solo campionati e coppe dell’URSS.
E c’è una doppia partita in cui la Torpedo s’intreccia con il calcio italiano: sedicesimi di finale di Coppa dei Campioni 1966/67 contro l’Inter di Helenio Herrera, la squadra imbattibile, che giocava a memoria, che non prendeva gol. Sconfitti 1-0 a San Siro, i sovietici si ritrovavano spinti da 110 mila tifosi sugli spalti dello stadio che negli anni Novanta diventerà Luzhniki. Quasi mai l’Inter del Mago Herrera aveva sofferto tanto. L’assedio della Torpedo durò 90 minuti. Ma la sorte fu avversa, passò il turno l’Inter del catenaccio. Ma la Torpedo fu omaggiata dai propri sostenitori con murales sulle pareti della scalinata che portava alle tribune. Quella squadra riempiva la bacheca del club, che contava tre campionati nazionali e sei coppe sovietiche. ultimi anni dell’epoca sovietica si chiusero con la Torpedo sempre tra le prime cinque in campionato. Con l’avvento della Russia, dell’economia libera, i risultati iniziano ad essere mediocri, con un sussulto nella stagione 1993 , quando si imposero vincendo la prima Coppa di Russia, ai rigori contro il CSKA Mosca. In quell’anno riuscirono anche ad eliminare il Manchester United dalla Coppa UEFA, venendo poi fatti fuori dal Real Madrid. Nel 1996 la ZIL, proprietaria della squadra, decise di disimpegnarsi dal mondo del calcio e la Torpedo fu quindi ceduta alla “Lužniki corporation”. Tra il 1999 e il 2002 la squadra centrò i suoi migliori risultati in Prem’er-Liga, giungendo tre volte quarta e una volta terza. Nella stagione 2006 si classificò quindicesima in campionato, subendo così la prima clamorosa retrocessione della propria storia.
Dopo il primo campionato in Pervyj divizion concluso al sesto posto, nel 2008 la Torpedo conobbe l’umiliazione della retrocessione in Pervenstvo Professional’noj Futbol’noj Ligi. La squadra tornò in mano alla ZIL, ma non riuscì ad iscriversi al campionato e fu costretta a ripartire dalla Tretij divizion, la lega amatoriale. Oggi la Torpedo Mosca, dopo aver vinto la terza serie russa, lotta per la promozione in massima serie, chissà se in un paio di stagioni la potremmo di nuovo dar vita ai tanti derby che regala una città unica come Mosca.
Nella stagione 2012-2013 la Torpedo evitò a malapena la retrocessione in seconda divisione. Alla fine del campionato fu nuovamente sostituito l’allenatore (al posto di Ignatiev fu ingaggiato il 42enne Vladimir Kazakov, già giocatore della squadra). Malgrado l’ingaggio di diversi giocatori con esperienza di più alto livello, nelle prime 6 giornate furono ottenuti solo 2 punti, risultati che portarono alle dimissioni di Kazakov. Il 5 settembre 2013 la squadra fu affidata ad Aleksandr Borodyuk. Sotto la sua guida, la Torpedo compì dei progressi e alla fine della stagione 2013-2014 raggiunse il terzo posto nel PFN Ligi, la seconda serie russa, potendo così partecipare ai play-off per la promozione in Prem’er-Liga. Ai play-off la Torpedo affrontò la squadra piazzatasi quattordicesima in Prem’er-Liga, il Kryl’ja Sovetov Samara: il 18 maggio 2014, allo Stadio Ėduard Strel’cov, la Torpedo si impose per 2-0 e grazie al pari a reti bianche nel match di ritorno, il 22 maggio 2014 a Samara, la squadra moscovita toornò in Prem’er-Liga dopo otto anni.
La stagione 2014-2015 vide la squadra, allenata prima da Nikolai Savichev e poi Valerij Petrakov, piazzarsi quindicesima e quindi retrocedere in seconda divisione. L’anno successivo la squadra non riuscì ad iscriversi alla PFN Ligi e dovette ripartire dalla Pervenstvo Professional’noj Futbol’noj Ligi, terzo livello del campionato di calcio russo. Dopo quattro anni di militanza ininterrotta in terza serie, al termine della stagione 2018-2019 il club ha riguadagnato un posto in seconda serie, vincendo il girone Centro di Vtoroj divizion.
Poi, il saluto al comunismo, l’arrivo dell’economia di mercato: la Zil vendeva il club alla società proprietaria dello stadio Olimpico Luzhniki, che cercava una squadra che giocasse le partite interne sul proprio campo (spesso casa dello Spartak). Dopo pochi anni, la Torpedo tornava a giocare allo stadio Torpedo, ufficialmente Eduard Streltsov. Nel secondo millennio, la Torpedo tornava nelle prime posizioni della Premier Liga. Cinque anni fa, l’amara retrocessione in Seconda Divisione, equivalente alla Lega Pro italiana.
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