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Isidoro Niola
Di positivo c’è solo il risultato ma quanto al gioco abbiamo visto una delle Juventus più brutte di sempre. E così grazie ad un fortunoso autogol di Goldaniga su tiro dalla distanza di Dani Alves, la Juve passa al Barbera di Palermo conquistando tre punti preziosi che le consentono di restare in testa alla classifica. Dicevamo di una Juventus brutta, senza gioco, a tratti inguardabile, di sicuro la brutta copia di quella ammirata appena tre giorni fa contro il Cagliari. Ancora una volta Allegri ci ha stupiti con le sue scelte: solito 3-5-2 ma con la strana coppia d’attacco Higuain-Mandzukic, della serie come è facile pestarsi i piedi a vicenda. Non ne parliamo del centrocampo nel quale ha brillato per assenza Miralem Pjanic, praticamente nullo per tutta la gara, costringendo Allegri a sostituirlo a metà ripresa con Asamoah, altra scelta, a nostro modesto avviso, incomprensibile. Per ironia della sorte, il ghanese si è infortunato al ginocchio destro costringendo i suoi a giocare in inferiorita’ numerica gli ultimi dieci minuti, avendo Allegri esaurito tutti i cambi a disposizione. Le uniche note positive vengono dal reparto arretrato in cui ha giganteggiato l’highlander Andrea Barzagli, di gran lunga il migliore dei suoi. Il Palermo dal canto suo non ha creato grandi occasioni (praticamente non ha mai tirato in porta) ma poteva portarsi a casa il pareggio se Goldaniga non si fosse trovato sulla traiettoria del pallone calciato da Dani Alves. Bene Aleesami e Diamanti. Dicevamo di una Juve scesa in campo col classico 3-5-2 con Rugani, Barzagli e Bonucci davanti a Buffon. A centrocampo Dani Alves e Alex Sandro esterni mentre in mezzo hanno giocato Khedira, Lemina e Pjanic. In avanti Higuain e Mandzukic. Paradossalmente Allegri è stato fortunato a metà primo tempo quando Daniele Rugani si è infortunato. A quel punto la scelta obbligata è stata quella di far giocare Cuadrado inserito sulla destra in un 4-3-3 anomalo e se non altro il colombiano, all’esordio in questo campionato, ha dato più brio e spinta sulla fascia. Con l’innesto di Juan Cuadrado abbiamo visto una Juve se non altro più insidiosa che teneva i difensori di fascia del Palermo in apprensione. Ed infatti da una sua incursione i bianconeri creavano la prima palla gol attorno alla mezz’ora del primo tempo, quando Lemina servito dal colombiano, con un tiro a giro in area, impegnava severamente il portiere rosanero Posavec. Poco dopo era Pjanic (l’unica cosa buona fatta dal bosniaco in tutta la partita) direttamente su punizione a costringere l’estremo difensore rosanero ad un difficile intervento. La ripresa vedeva una Juve non particolarmente brillante con un gioco raffazzonato e privo di fluidità di manovra. Il gol poteva arrivare solo con un episodio. Ed infatti a metà ripresa, Dani Alves dai 25 metri lasciava partire un tiro che Goldaniga intercettava di tacco, il pallone spiazzava Posavec e s’insaccava per il vantaggio juventino. La Juve poteva chiudere la gara qualche minuto dopo ma Mandzukic prima veniva fermato da Posavec che deviava in angolo un poderoso collo piede del croato, e poi dall’arbitro Valeri che annullava per fuorigioco un suo bel sinistro in diagonale. Allegri così mandava in campo Asamoah per Pjanic e negli ultimi minuti Chiellini per Dani Alves quando la pressione del Palermo si era fatta più insistente. L’arbitro Valeri decretava la fine delle ostilità dopo quattro minuti di recupero. Juve brutta e fortunata ma prima in classifica con dieci punti in più rispetto alla scorsa stagione. Martedì sarà di nuovo Champions. A Zagabria contro la Dynamo sarà vietato fare passi falsi perché la vittoria è l’unico risultato che conta
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