14 Marzo 2025
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Juventus ingorda, anche la finale di Coppa Italia

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isidoro niolaServizio di Isidoro Niola @riproduzione riservata

Il gioco del calcio è da sempre il più bello del mondo perché regala emozioni e dove nessuna squadra parte battuta dall’inizio, anche quando deve compiere un’impresa che all’inizio è simile ad una scalata dell’Everest. Apriamo così questo nostro articolo per raccontare in estrema sintesi ciò che è accaduto ieri sera al Meazza di Milano dove si giocava la semifinale di ritorno della Coppa Italia tra Inter e Juventus. I nerazzurri erano chiamati a compiere un’impresa per ribaltare il 3-0 dell’andata e questa scalata dell’Everest era riuscita perché gli uomini di Mancini avevano chiuso i tempi regolamentari segnando tre gol alla Juve, una Juve che fino al minuto 70 in campo non c’era proprio andata. La qualificazione alla finale di Roma del prossimo 21 maggio sembrava già ipotecata nella partita d’andata ma, come ha ricordato Allegri, le partite vanno giocate fino alla fine e così succede che l’Inter, tramortita in campionato tre giorni prima dalla Juve, si trasforma sembrando una squadra di feroci calciatori che hanno sovrastato in lungo e in largo i bianconeri. Per la verità, anche Allegri ci ha messo del suo mandando in campo una formazione rivoluzionata negli schemi e negli uomini che non ha mai dato l’impressione di poter reggere l’urto interista. Scesa in campo con un inedito 4-4-2 la Juve si schierava con Bonucci, Rugani, Lichtsteiner e Alex Sandro davanti a Neto. Cuadrado, Sturaro, Asamoah e Hernanes a centrocampo. Morata e Zaza in attacco. L’Inter, orfana del tandem difensivo Miranda e Murillo, optava per un 3-5-2 mascherato dove Perisic e Brozovic all’occorrenza diventavano attaccanti a supporto di Eder, con Liajic guastatore sulla trequarti. Dicevamo di una Juve svagata, molle e distratta che subisce il primo gol interista al decimo del primo tempo ad opera di Brozovic che, servito da Medel che ruba palla (fallosamente) ad Hernanes, insacca con un preciso rasoterra alla destra di Neto. Sfiora il raddoppio Liajic poco dopo il cui tiro si stampa sulla traversa. Nella ripresa la musica non cambia perché l’Inter ci crede con una Juve in palese difficoltà. Il raddoppio è di Perisic che, servito da un traversone teso dalla destra di Eder, anticipa i difensori bianconeri ed insacca. Allegri a questo punto corre ai ripari e ritorna all’antico con la difesa a tre: toglie Lichtsteiner ed inserisce Barzagli, rileva l’impalpabile Hernanes per Lemina e poi Pogba per Asamoah. La Juve sembra riacquistare più compattezza ed infatti Zaza, il migliore dei suoi, per due volte sfiora il gol del 1-2. Prima colpisce il palo con un gran destro e poi si costruisce da solo una grande azione andando a saltare più in alto del suo controllore, si aggiusta la palla col sinistro ma il suo diagonale termina di un soffio a lato. Ma l’Inter serve il tris: Perisic supera in tromba Rugani, entra in area ma il giovane difensore bianconera lo atterra. Per Gervasoni è calcio di rigore che Brozovic trasforma. L’Inter ha così compiuto l’impresa di arrivare ai supplementari che possono essere evitati se Neto non compie un autentico miracolo su Perisic che per poco non porta i nerazzurri sul 4-0. ma paradossalmente proprio nell’extra time la Juve trova delle energie insperate. Le due squadre si reggono appena in piedi ma le migliori occasioni sono di parte juventina con Morata che al minuto 120 sfiora due volte il gol, prima costringendo Carrizo ad una parata difficilissima su un suo destro e poi di testa sotto misura con l’estremo difensore interista che blocca un colpo di testa dello spagnolo quasi sulla linea di porta. Si va alla lotteria dei rigori. L’Inter sbaglia con Palacio che incoccia la traversa mentre la sequenza bianconere è perfetta con nell’ordine Barzagli, Zaza, Morata, Pogba e Bonucci che regalano alla Juve la finale di Roma. All’Olimpico il prossimo 21 maggio sarà Juventus- Milan. La riedizione della finale del 1990 che vide i bianconeri trionfare con un gol di Roberto Galia.

About Michele Pisani 3022 Articoli
Giornalista sportivo, iscritto all'albo dopo una lunghissima gavetta. Una passione malcelata per la Formula Uno.

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