Views: 3
“Mio padre morì nel 1959 a 45 anni, quando io ne avevo 12. Era il mio ultimo giorno di scuola e durante la festa di fine anno mi dissero che era morto. Scoprimmo che gli era venuto un infarto per via del colesterolo. Quella prematura scomparsa mi segnò profondamente.
Mio padre, così come mia madre, è sepolto nell’Oosterbegraafplaats di Amsterdam, a pochi passi dal vecchio stadio dell’Ajax.
Ogni volta che mi capitava di passare lungo il cimitero a piedi, in bici o in auto, parlavo con lui.
All’inizio gli raccontavo della scuola, poi soprattutto di calcio: dell’arbitro coglione, dei miei gol e cose del genere.
Ogni volta che mi trovavo davanti a una decisione difficile, gli chiedevo un consiglio: “E tu, cosa ne pensi?” Poi, la mattina dopo, mi svegliavo e sapevo che cosa fare.
Non ho mai capito come fosse possibile, eppure, per ogni scelta che dovevo compiere, grazie a lui sapevo con certezza in che modo affrontarla.
Una volta, avevo poco più di vent’anni.
Era un momento in cui avevo dubbi su diverse cose, perfino sulla presenza di mio padre: dopotutto dall’aldilà non è mai tornato nessuno.
In quei giorni lo misi alle strette.
Gli chiesi di fermare il mio orologio quando lui si fosse trovato nei miei paraggi.
Sarà stata una coincidenza, ma la mattina successiva il mio orologio era fermo.
Lo portai in un negozio di orologeria e il giorno stesso cercarono il guasto. Non lo trovarono, ma riuscirono a farlo ripartire.
Puntualmente, la mattina dopo la scena si ripeté. L’orologio era ancora fermo.
Tornai in negozio e ancora una volta non trovarono alcun guasto. Quella sera dissi a mio padre che mi aveva convinto.
Da allora il mio orologio ha ripreso a funzionare e non si è più fermato.”
15 novembre 1964, l’esordio tra i professionisti di Johan Cruijff, indimenticabile leggenda del calcio. ❤️
Fonte: autobiografia “La mia rivoluzione”
Lascia un commento