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Servizio di Valerio Lauri @RIPRODUZIONE RISERVATA
Il calcio all’italiana è in finale. Ovviamente, stiamo parlando della Juventus, ma non solo. Perchè, a fare le spese del cosiddetto “catenaccio”, stasera è stato il Napoli. I partenopei sono rimbalzati contro il Dnipro, una squadra ucraina ben organizzata, che ha saputo colpire fatalmente nelle poche occasioni avute nell’arco dei 180′ delle semifinali. I grandi nomi contano poco nel calcio moderno. Una squadra è forte se sa leggere le partite, a gara in corso. Questa è la caratteristica principale della Juventus. I bianconeri sono una squadra matura. Allegri ha il grande merito di non aver buttato via il lavoro eccellente di Conte. Lo ha, altresì, integrato, dando alla sua squadra delle varianti. La Juve, a differenza del Napoli, sa esattamente quando è il caso di giocare “di spada” e quando “di fioretto”. Il Napoli, troppo spesso in stagione, è rimasto vittima del fondamentalismo tattico di Benitez. Un’identità di gioco ben definita e talvolta spettacolare, ma allo stesso tempo spesso prevedibile. Troppo facile bloccare le offensive di Higuain e soci, soprattutto se questi incappano in serate storte. Dopo soli 420 secondi, il Pipita avrebbe potuto scrivere un’altra storia, ma, impugnato il calamaio, ha sbavato sulla manona protesa di Bojko. Il portiere del Dnipro, sconosciuto ai più, come del resto mezza rosa degli ucraini, è stato grande protagonista delle due semifinali d’andata e ritorno.
Protagonisti, purtroppo, sono stati anche gli errori arbitrali. Clamoroso quello dell’andata, col gol del pareggio ucraino viziato da doppio, nettissimo, fuorigioco. Ma anche stasera la designazione non è stata felice. Dopo il sestetto norvegese, capeggiato dall’arbitro Moen, stasera è stata la volta di quello serbo dell’arbitro Mazic. Nonostante l’errore della retroguardia partenopea, e in particolare di Britos, sia evidente, la rete realizzata dal giustiziere Seleznov è viziata da un abbraccio piuttosto ‘caloroso’ ai danni del difensore uruguayano. Non è certo una scusante, ma dà la misura di quanto Collina sia stato poco felice nello scegliere il livello delle designazioni, anche dopo il polverone dell’andata. Resta la grande impresa della squadra di Markevich, che dovrà ora mostrare di saper chiudersi a riccio anche in finale, contro il Siviglia. Provando a conquistare l’Europa League con le armi sfoggiate contro il Napoli: compattezza difensiva e cinismo sotto porta, in una sola parola “catenaccio”. A provare a dare lustro al calcio italiano, invece, ci proverà la Juventus. Dovrà vedersela col trio delle meraviglie blaugrana, formato da Messi, Suarez e Neymar, mica cotica. Partire da sfavoriti non è sempre uno svantaggio, chiedere al Dnipro.
Twitter: @Val_CohenLauri
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