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Costanzo Celestini è nato a Capri il 14 maggio 1961 ed ha legato calcisticamente le sue gioie al Napoli, squadra nella quale ha militato dal 1979-80 fino al 1986-87, tranne la breve parentesi di un anno nel Catanzaro. Con gli azzurri Celestini, ha vinto senza peraltro mai scendere in campo, lo storico primo scudetto, nella sua ultima annata partenopea. Vittima di un infortunio, l’anno precedente, non riuscì a dare il suo contributo sul campo al primo scudetto napoletano, sebbene nella Rosa ci sia pure lui e quindi di diritto gli spetta l’assegnazione del titolo.
Celestini è stato un giocatore molto eclettico, veloce, dinamico abile nel dribbling, con una pregevole tecnica, centrocampista molto offensivo riusciva a disorientare spesso i difensori avversari che sovente atterrandolo in area di rigore, procuravano rigori al Napoli.
Giocò anche nell’Ascoli, nel Pisa, nell’Avellino, nella Juve Stabia e nell’Acireale.
L’infortunio patito, fu un duro colpo per lui, anche perchè il nostro era titolare inamovibile in quel momento dello scacchiere azzurro, soprattutto nella stagione 1985-86, che vedevano in mezzo al campo, nel Napoli, assi come Maradona, Bertoni, Pecci, Giordano e compagnia cantante. Quel Napoli si piazzò al terzo posto dietro Juve e Roma.
Attualmente Celestini è un allenatore di calcio di buon livello. Nell’estate del 2020 diventa il nuovo allenatore dell’RG Ticino, nuovo club della provincia di Novara, conquistando subito una storica promozione in Serie D. Nel dicembre 2021 viene esonerato.
Ecco cosa ricorda del suo periodo d’oro con la maglia del Napoli e quella salvezza nel 82-83 anche grazie a lui. In una intervista resa al “Mattino”
Lei era il cattivo della squadra?
“Calci li ho dati a tutti ma sia ben chiaro mai entrato con il piede a martello o dato delle gomitate Certo non facevo passare nessuno E mai fatto carognate”
In quegli anni però aveva confuso l’area avversaria con il mare di Faraglioni?
“Macché pure il Var avrebbe confermato che erano tutti rigori quelli che mi fischiavano. Tutti Poi non era colpa mia se riuscivo ad anticipare i miei avversari con la mia corsa. Ingenui loro. Certo un pochino accentuavo la caduta magari era molto scenica. Ma a toccarmi mi toccavano. Poi quello era un anno assurdo e quando stai per morire tutto è consentito!”.
Alessandro Lugli
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