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“Io sicuramente ero un bambino con delle qualità, ero bravino ma non ero l’unico. In quegli anni c’era una bella leva calcistica.
Forse io rispetto ad altri ho preso il tutto più seriamente, avevo voglia di crescere e migliorare e anche con tanti sacrifici, personali e dei miei genitori, ho investito tanto sul calcio. Per me la questione non era solo andare in campo, guardavo le partite, fantasticavo, cercavo di andare oltre i miei limiti. Provavo a metterci testa, cuore e tenacia. Quando sento oggi che bisogna puntare sui giovani, io dico sempre che devono essere loro a crederci più di tutti, soprattutto in allenamento. Nella mia carriera ho incrociato da giovane Diego Armando Maradona. E’ stata la mia fortuna. Io non sarei stato lo stesso calciatore se non mi fossi allenato con Maradona.
Dico sul serio, mi ha influenzato così tanto in ogni singolo aspetto del mio modo di fare calcio che se non mi fossi allenato giorno dopo giorno con lui e se non ci avessi giocato assieme sarei stato un altro Gianfranco Zola. Ai giovani dico spesso che è molto meglio fare 10-15 partite ad alti livelli con giocatori importanti piuttosto che fare il titolare in un campionato modesto. I colpi dei campioni sono sempre decisivi. Illuminano lo spettacolo. Si può rinunciare a tutto, ma senza la tecnica non vai da nessuna parte.
Magari non raggiungerai mai l’apice senza il supporto della corsa e di una corretta posizione in campo, ma la tecnica rimane la componente fondamentale. Negli anni Novanta si esagerò con la tattica. Io non sono nemico degli schemi. Nel calcio sono importanti e vanno sorretti dalla corsa, ma ad un certo punto il sistema si sbilanciò. Dovevi essere coperto e allineato. Ma il calcio non è la guerra o una partita a scacchi. È uno sport dove la componente tecnica resta il requisito fondamentale.” Buon compleanno a “Magic Box” Gianfranco Zola. Fonte: La nuova Sardegna – Il Posticipo – La Gazzetta dello sport.
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