18 Marzo 2025
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Amarcord, Quando il calcio diventa poesia: Diego Armando Maradona

Amarcord, Quando il calcio diventa poesia: Diego Armando Maradona

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Era piccolo Diego. E il suo scopritore, Corneyo lo inserì nella lista dei “pulcini” ossia delle “cebollitas” argentine di Lanus. Era piccolo, Diego, ma già, a 9 anni, la gente, era assiepata, oltre il muro, del piccolo campetto, di calcio, per vedere lui: Il Futuro MITO del Calcio. Il padre, lo accompagnava, sempre, agli allenamenti, e alle partite, in cui, il piccolo Maradona, era già da allora, protagonista. In una gara, realizzò sei reti, e tutti erano concordi nel dire che quel ragazzino che dormiva col pallone accanto fosse un fenomeno. Era piccolo e gracile, ma già si sentiva un leader; Spesso, sento dire, che nella vita, ognuno nasce con un destino, Dio, ha creato, il Re del calcio facendolo nascere nel Sud del mondo, in un Paese l’ Argentina, dai grandi contrasti politici, ove, in quel periodo la faceva da protagonista, Peron.Diego Maradona, ha cambiato, la storia, di Napoli e dell’Argentina, stessa. Io credo che Maradona senza Napoli, non sarebbe riuscito ad emergere, dopo la delusione Barcellona, e viceversa, Napoli senza Maradona non avrebbe mai vinto nulla. Napoli, usava Maradona, e viceversa. La storia del calcio a Napoli, non è stata più la stessa dopo la venuta di Diego; Ma questo “il Pibe de Oro”, non poteva ancora saperlo a 10 anni. Suo padre, sbarcava il lunario, in un mare di difficoltà, la madre, faceva la cameriera, e doveva sopportare, i malumori dei padroni di casa. Diego, aveva, un grande dono che solo Iddio, gli aveva dato. Lo sentiva che era un predestinato.

 

Qualsiasi persona volesse narrare, la storia del calcio, di tutti i tempi, nessuno potrebbe prescindere, da identificarne l’incarnazione perfetta della parola “Calcio”. Nessuno può non annoverare come assoluto, numero “Uno”, il re degli anni 80, il Re di Napoli e il Re di Argentina: Diego Armando Maradona. Quinto di otto fratelli, Diego Maradona, è nato, alle 7.05 di una domenica di Ottobre.Il 30 Ottobre 1960. “Villa Fiorito”, quartiere di Buonos Aires, dava i natali, nientedimeno che al dio del calcio. Diego proveniva da una famiglia povera; si narra che dormissero tutti in una stanza; Molti campioni hanno visto la miseria, ma la fame che ha patito Maradona, credo, e tolgo il credo, che non l’abbia mai provata nessuno. A “Villa Fiorito”, “fiorivano” solo, i cumuli di spazzatura;oggi, mi sento di dire che, pur non avendolo conosciuto, come persona, reputo Maradona, anche un uomo eccezionale, oltrechè dio del firmamento calcistico. Voi, lettori, avete mai sentito dire da Maradona che ha sofferto, che era stanco,o che si autocommiserava? Io personalmente mai. Pur avendo avuto, Maradona, molte controverse, molte liti, e avendo, subito falli da gioco da stroncargli la carriera, non ho mai sentito Maradona, inveire, o protestare della sua situazione. E così era anche da piccolo; non rimproverava i suoi genitori, anzi era contento di “divertirsi” col pallone tra i piedi. Non ha ripeto mai, dato adito a lamentele subdole. Si sentiva il numero uno, sin da piccolo.Sin quando a 9 anni palleggiava ripreso da un cineoperatore, e si narra che in quella occasione fù ripreso, solo una piccola parte del lungo e fenomenale palleggio del “Nino de Oro”, dato che, la telecamera ,non aveva nastro sufficente per registrarlo in toto. A 15 anni, in una intervista dichiarò che i suoi sogni erano due: ” Il mio primo sogno è giocare nella Coppa del Mondo, il mio secondo sogno è di vincerla la Coppa del Mondo”. Messico 86, il Barcellona, il Napoli e tutto il resto erano ancora lontani.

 

 

Diego Maradona esordì nella serie “A” argentina all’età di 16 anni, e subito esordì anche in Nazionale. Il suo genio fù tutt’altro che incompreso; giocate magiche, e gol a ripetizione, anche da centrocampo. Ma è nel Boca Juniors che riesce a vincere il primo scudetto della sua carriera, (sono i primissimi anni ottanta), Il Barcellona di Nunez, lo acquista, ma in Spagna il nostro eroe, fa fatica ad imporsi, vittima di un epatite virale e di un fallo di Goycoechea che gli stava per compromettere la carriera. Diego che già aveva partecipato senza infamia e senza lode al Mondiale Spagnolo, vittima peraltro di duri interventi di gioco (vero Gentile?), rompe con il Barcellona ( difficoltà di coesistenza col Presidente Nunez) e dopo una estenuante trattativa giunge nella città del sole Napoli. Il primo anno è di assestamento ma realizza 14 reti,di cui 3 alla Lazio una direttamente dal calcio d’angolo. Il secondo anno raggiunge quota 11 goal. Memorabile il gol da centrocampo al Verona. Durante la rassegna iridata del mondiale messicano si erge a protagonista assoluto della manifestazione, vincendo con L’Argentina il suo personalissimo mondiale, realizzando 5 reti. Il gol più entusiasmante resta comunque quello segnato all’Inghilterra, scartando 6 giocatori, più, il portiere. Nella, storia resterà ,anche ,il primo gol segnato con la mano: “la mano di dio”. Diego alza la Coppa del Mondo, e un anno dopo riesce nell’ impresa di portare lo scudetto, al Napoli(1986/87), e a vincere, la Coppa Italia. Seguiranno la Coppa Uefa, Un altro scudetto(1990), e, la Supercoppa di Lega. Un Uomo, una storia, Napoli è Maradona, Maradona è Napoli.

Alessandro Lugli

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