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Quella famosa promessa che sembrava una spacconata ai tempi della Roma («ogni due punizioni ne segno una») ora è realtà. E so fare anche di meglio, come nella partita in casa contro la Sampdoria quando firmo un record tutt’ora imbattuto: è il 13 dicembre 1998 e ho il sinistro caldo…
Con Mancini ci piaceva scommettere tra noi prima delle partite; stavolta però lui sceglie il giorno sbagliato per sfidarmi: «Ti do un milione per ogni gol che segni».
In porta c’è Ferron, abbiamo giocato insieme nella Sampdoria, mi allenavo con lui a Genova quando calciavo le punizioni.
Nel sottopassaggio lo avverto: «Fabrizio, non ti muovere prima, non fare il fenomeno, perché se fai un passo, tiro una fucilata sul tuo palo e ti faccio fare brutta figura».
Lui sapeva che ne ero capace, perché guardavo fino all’ultimo il movimento del portiere. E io sapevo che avrebbe aspettato nel suo angolo la partenza del pallone.
Non mi restava che scavalcare la barriera.
Lo faccio al 29’: e uno. Ripeto la dinamica al 45’: e due. Concludo la trilogia al 52’: e tre. Tripletta!
Tre gol su punizione da fuori area, forti e all’incrocio in poco più di un quarto d’ora. La fortuna di Ferron è che non ne fischiano altre.
La partita finisce 5-2, e vado da Mancini: «Mi devi tre milioni».
E lui, serio: «No, perché abbiamo preso due gol. Te ne do uno solo».
«Non ci provare, Mancio. Io che c’entro?»
«Tu giochi in difesa, non li dovevi far segnare.»
Mi ha dato solo un milione, il furbo…”
[Sinisa Mihajlovic]
Fonte: autobiografia “La partita della vita”.
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