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Ama la comunicazione ma non solo, anche l’arte, i viaggi, le bellezze artistiche e ambientali. Peppe Iannicelli è allettato da ogni forma di cultura, tra cui rientra anche lo sport, in particolare il calcio con il Napoli che segue da anni. E, sempre da anni, conduce la trasmissione “Campania Sport” su Canale 21 insieme ad Umberto Chiariello, l’occhio è rivolto non solo alle vicende dei partenopei ma anche alle altre squadre della nostra regione, un po’ come la nostra linea editoriale. Lo contattiamo per fare con lui un punto della situazione sul Napoli, soprattutto dopo l’estasiante vittoria nella Supercoppa, con gli azzurri tornati vincenti dal Qatar. L’entusiasmo in città è alle stelle come testimoniato anche dal bagno di folla registratosi per un allenamento a porte aperte al San Paolo, noi ritorniamo sulle emozioni della sfida del 22 dicembre chiedendo a Iannicelli quale componente, secondo lui, ha inciso di più sulla vittoria: “Il Napoli sicuramente ha meritato di vincere. È stata una finale vera e giocata ad armi pari, entrambe le squadre volevano aggiudicarsi il trofeo ed è stato palese alla luce dell’agonismo con cui si sono fronteggiate. Sicuramente è un titolo di minore entità rispetto ad altri ma, ripeto, anche i bianconeri volevano metterlo in bacheca. Nei rigori, possiamo dire che il Napoli sia stato aiutato da quel pizzico di fortuna che aiuta gli audaci. Se avesse vinto la Juventus non si sarebbe potuto gridare allo scandalo ma, tutto sommato, gli azzurri sono tornati meritatamente vittoriosi da Doha e, oltre alla fortuna che è essenziale quando ci si contende qualcosa di importante dagli undici metri, ha prevalso anche la voglia di Rafael di dimostrare il suo valore rispetto ad un portiere già affermato come Buffon”. Ci fermiamo un attimo proprio su Rafael. Il portiere brasiliano è stato il protagonista della vittoria parando due rigori, quello su Chiellini ma soprattutto l’ultimo su Padoin che ha consegnato la Supercoppa in mani azzurre. “C’è tutto un destino in un palmo di mano”, cantava De Crescenzo e Rafael ci ha messo il suo, nel momento migliore, come se l’avesse scritto proprio il destino. Tante volte è stato processato, in Qatar c’è stata gloria per lui, ecco come la pensa Iannicelli: “Il ruolo del portiere è sempre molto delicato ed esposto alle critiche. Poi non era facile per lui rientrare subito al top della condizione dopo l’infortunio dello scorso anno, diciamo che non è stato aiutato e si è ritrovato a pagare colpe superiori alle sue. Quando dico che non è stato aiutato, mi riferisco anche alla fase difensiva che non garantisce la giusta cerniera ed è la causa dei tanti gol subiti. Rafael è un buon portiere a cui si può dare fiducia e, in prospettiva, può garantire maggiore affidabilità ma è chiaro che non lo si potrà aspettare all’infinito, in ogni partita deve dimostrare di crescere e di essere più sicuro”.
Chiusa la parentesi Supercoppa, arriviamo al campionato. All’inizio, si pensava ad un altro ruolo per il Napoli che già da tempo è tagliato fuori dalla corsa scudetto. I problemi che hanno frenato la squadra sono stati quelli che già hanno viziato la scorsa stagione: i troppi gol incassati e la difficoltà ad imporsi contro le medio-piccole. Perché questa discontinuità? Perché si ruggisce contro le grandi, le pari livello possiamo dire, mentre con altre di meno rango si fa una tremenda fatica e si lasciano importanti punti per strada? “Anche contro le medio-piccole, il Napoli non ha problemi di prolificità. Va in rete con una certa facilità e frequenza, quindi, il problema non si pone per quanto riguarda l’attacco, mentre è in difesa che la situazione vacilla. Credo sia un problema di impostazione tattica sbagliata e ci aggiungo anche di determinazione. Mi riferisco soprattutto alla prima parte di stagione dove il tecnico non è riuscito a trasmettere la giusta tranquillità alla squadra dopo l’eliminazione dalla Champions che ha turbato oltremodo alcuni giocatori. Le responsabilità vanno divise, le ha Benitez ma non si possono negare quelle di De Laurentiis nell’allestimento dell’organico e anche quelle della squadra che, con un atteggiamento migliore in alcune partite, si sarebbe trovata con più punti in classifica”. Si pensava che potesse essere l’anno giusto per vedere un Napoli competitivo fino all’ultimo per il tricolore. Invece, già l’inizio choc ha fatto sì che il ritardo diventasse cospicuo, con Iannicelli proviamo a capire le deficienze degli azzurri: “La considerazione generale è che manchi un difensore e un centrocampista di alta qualità. Va analizzato il fatto che gli azzurri siano già così distanti dalla Juve a questo punto della stagione. I bianconeri hanno qualcosa in più ma il divario è troppo ampio in classifica e la Supercoppa ha fatto capire che la divaricazione è sicuramente meno marcata. Secondo il mio punto di vista, il Napoli poteva ritrovarsi a lottare per il primo posto se avesse avuto un organico più ampio o magari con una gestione diversa di quello attuale”. Ora si riparte con il campionato, poi riprenderà anche l’Europa League con gli azzurri che, ai sedicesimi, affronteranno i turchi del Trabzonspor. La stagione ha ancora tanto da dire e il Napoli non può adagiarsi, anzi, deve sfruttare questo momento di entusiasmo per mettere fieno in cascina. Ma la domanda è un’altra: quali obiettivi devono animare la ciurma di Benitez? “Credo che si possa fare bene sia in Italia che in Europa. Nel campionato italiano, con la Juventus che sembra viaggiare a velocità sempre più elevate, l’obiettivo deve essere quello di disarcionare la Roma dal secondo posto. Non è un miraggio ma un compito alla portata degli azzurri, e non va sottovalutata l’importanza di chiudere al secondo gradino del podio perché permetterebbe di programmare subito la prossima stagione senza l’ansia di dover superare il turno dei preliminari che, come abbiamo visto, possono riservare delusioni cocenti. Questo per quanto concerne i confini del suolo italico, ma anche oltre il Napoli può essere protagonista. In Europa League si può andare avanti e non sarebbe male raggiungere le semifinali, poi quelle sono partite in cui può succedere di tutto perché spingersi sin lì è nelle possibilità dei partenopei”. Che il Napoli di Benitez abbia dimostrato di essere sontuoso nelle grandi occasioni, è un dato di fatto, ma che si viva troppo di fasi, passando da partite in cui si è superlativi ad altri in cui si è impotenti, è un’altra nota innegabile. Dall’esperto e autorevole collega, ci facciamo dire dove, secondo lui, il Napoli eccelle e dove, invece, è carente: “La forza dell’attacco è un qualcosa che non può non saltare all’occhio, i numeri parlano chiaro e gli interpreti sono dei signor giocatori. Credo che sia il più forte del nostro campionato, e poi c’è un Higuain che, quando è in forma, sa essere devastante. L’abbiamo visto a Doha quando si è caricato la squadra sulle spalle nei momenti difficili, l’ha tratta in salvo conducendola alla vittoria. Il vero problema, invece, resta sempre la fase difensiva, non i singoli, ma è l’impostazione che non mi convince e che espone la squadra a troppi rischi indipendentemente dalla forza delle avversarie”.
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